Che dietro le proteste dei giovani attivisti pro-Pal ci fosse un disegno ben definito atto a destabilizzare gli Usa, e più in generale l’Occidente, era chiaro da tempo. Così come note erano le ingerenze iraniane, con gli ayatollah sempre pronti a fomentare i gruppi universitari americani attraverso infiltrazioni nel mondo accademico vicino agli ambienti culturali della sinistra turbo-progressista al fine di aumentare la pressione sugli Usa, e, di conseguenza, su Israele.
La novità, recentemente svelata da un rapporto della Ong statunitense Network Contagion Research Institute (NCRI), è che, dietro le sommosse in favore della causa palestinese, che dopo il 7 ottobre hanno letteralmente messo a ferro e fuoco le università americane, vi sia la longa manus della Cina comunista. Stando a quanto riportato nel citato report, l’obiettivo dichiarato di Pechino sarebbe quello di creare disordine nel mondo occidentale attraverso il finanziamento di società e organizzazioni foraggiate per condizionare le attività delle università a stelle e strisce e orientarle verso una direzione dichiaratamente anti-atlantica.
Dalle pagine del rapporto, emergerebbero, tra l’altro, le diverse modalità con cui i cinesi si adopererebbero per scatenare il caos nei campus statunitensi, nonché tutte le azioni propagandistiche dirette a promuovere nel mondo occidentale la narrativa anti-americana e anti-israeliana. Il documento in questione, rivelerebbe altresì come i diversi gruppi di protesta organizzati filopalestinesi sarebbero sostenuti dal Singham Network, finanziato da Neville Roy Singham, milionario americano, già consulente di Huawei, residente a Shanghai e vicinissimo al governo cinese, descritto dal New York Times come “benefattore socialista di cause di estrema sinistra”.
Non solo. Perché diverse altre sarebbero le personalità della sinistra progressista americana residenti in Cina che avrebbero fornito sostegno finanziario ai gruppi attivisti pro-Pal, con a capo il movimento Shut it Down for Palestine (SID4P), al fine di incendiare le proteste attraverso sofisticate campagne mediatiche anti-americane. Tra queste, organizzazioni come People’s Forum, che, stando ai dati riportati nel report, avrebbero ricevuto, nel periodo compreso tra il 2017 al 2022, oltre 20 milioni di dollari da Singham attraverso il Goldman Sachs Philanthropy Fund, fondo che, secondo le autorità statunitensi, avrebbe delle strettissime connessioni finanziarie con il dragone.
Insomma, lo scottante rapporto della ong NCRI smaschererebbe di fatto la Cina, svelando la fittissima rete di relazioni esistenti tra Partito Comunista cinese, sinistra mondialista americana e organizzazioni di protesta pro-Pal, e palesando, altresì, il reale obiettivo del dragone: la promozione di “un’agenda rivoluzionaria antigovernativa e anticapitalista”, come viene definita nel report, utile a seminare il panico negli Usa e a minare la stabilità dell’intero blocco occidentale.
Salvatore Di Bartolo, 19 maggio 2024
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