Il rilancio dell’Italia passa dal Made in Italy, ma l’Ue non remi contro

La terza tavola rotonda della settima edizione dell’evento “La Ripartenza, liberi di pensare” nato da un’idea di Nicola Porro

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“Made in Italy” il titolo della terza tavola rotonda della sesta edizione dell’evento “La Ripartenza, liberi di pensare” nato da un’idea di Nicola Porro, direttore e fondatore del sito Nicolaporro.it. Riflettori accesi sulle eccelenze nostrane e sulle tradizioni che portano avanti questo Paese. Il confronto sul palco del Teatro Petruzzelli di Bari ha visto protagonisti Albiera Antinori, Presidente Marchesi Antinori SpA, Gianluigi Cimmino, CEO Yamamay e Carpisa, Andrea Illy, Presidente illycaffè SpA – co-Chair Regenerative Society Foundation, Antonio D’Amato, Presidente di Seda International Packaging Group.

“Con il Made in Italy sistemeremo i conti del Paese”

Tradizione e innovazione, quattro grandi imprenditori italiani capace di lasciare il segno a livello internazionale. “La materia prima viene dai Paesi tropicali, ma l’Italia è la tradizione del caffè. Mio nonno è stato un grande innovatore, mettendo la pressione nell’espresso. Noi infatti siamo la marca di caffè più globale al mondo” ha esordito Andrea Illy, che non ha nascosto le difficoltà nel tenere botta di fronte alla folta concorrenza: “Non abbiamo mai mollato, abbiamo avuto estrema chiarezza sul posizionamento della marca e la coerenza”.

Il discorso sul Made in Italy ha coinvolto ovviamente anche l’Europa, che negli ultimi anni ha più remato contro che altro. Per il co-Chair Regenerative Society Foundation è necessaria una grande campagna per promuovere le eccellenze nostrane e in questo modo sarà possibile “sistemare anche i conti del Paese”. Su Bruxelles ha aggiunto: “Gli americani inventano, i cinesi copiano e l’Europa regolamenta. Ma perché fare solo regole? Esistono carota e bastone, non solo il bastone. Per governare il mondo serve una grande visione sistemica. L’unica destinazione possibile sono gli Stati Uniti d’Europa ma di questo passo non ci arriveremo mai. Abbiamo già perso il treno del digitale”. Il giudizio è severo: “L’Europa rischia di rimanere un grande ente burocratico, che scrive regole in assenza di politiche industriali. Abbiamo perso il treno del digitale in Europa e rischiamo di rimanere indietro sui processi di transizione. L’agricoltura oggi contribuisce alla biodiversità alimentare. Sotto questo profilo, l’Italia ha la grande opportunità di rafforzare quello che già era un nostro punto di forza”.

“L’Europa aiuti, non sia un problema”

Tranchant il giudizio sull’Europa anche da parte di Antonio D’Amato. Il presidente di Seda International Packaging Group – contenitori per alimenti venduti in tutto il mondo – ha esordito partendo dalle crisi internazionali: “Oggi viviamo una delle crisi più pericolose da quando abbiamo costruito l’Europa, una crisi che mette in discussione la pace. Per questo serve un’Europa forte, che recuperi identità e valori, ma anche competitività per riprendere la crescita e garantire la tenuta sociale a rischio. Noi abbiamo grandi risorse, a partire dal Made in Italy, ma non abbiamo avuto un sistema Paese sufficientemente forte“. Per D’Amato non esistono altre vie, è necessario “cambiare le regole di questa Europa”, con la sua burocrazia “potentissima e pericolosissima”. Dopo aver definito il Green Deal un “Black Deal”, l’esperto ha puntato il dito contro la Commissione europea, popolata “burocrati fortemente ideologizzati”. Bisogna fare passi avanti e con serietà, a partire dalla sostenibilità: Bruxelles deve rappresentare un aiuto, non un problema, a partire dall’economia circolare, di cui l’Italia “è campionessa”.

Tradizione e innovazione

Albiera Antinori, Presidente Marchesi Antinori SpA, s’è soffermata sulla grande tradizione familiare che va avanti ormai dal 1385, anche se non sembra esistere un segreto per questo successo: Qual è il segreto: “Non so se si può parlare di segreti. Sicuramente ci vuole anche fortuna. Penso che le aziende familiari, legate alla terra, hanno dei principi e dei valori molto forti. Le generazioni sentono dunque l’onore di occuparsi della terra”. Come facile immaginare, la tradizione da sola non è sufficiente: “Esiste l’innovazione e l’equilibrio tra tradizione e innovazione è un altro segreto. L’innovazione serve sempre per trovare nuovi stimoli e nuovi modi per fare le case”.

Gianluigi Cimmino, CEO Yamamay e Carpisa, ha ripercorso la storia dei suoi brand, iniziata nel 2001 e implementata tre anni fa con l’esordio nel mondo della ristorazione. Ma le idee sul fare impresa sono le stesse a prescindere dal settore: “Le grandi innovazioni, le grandi scoperte accadono all’interno delle aziende, dove ci sono uomini di impresa. Ma viviamo in una realtà diversa, dobbiamo sempre adeguarci a delle regole scritte”. Poi sui progetti futuri: “Vedo la mia azienda molto più globale. Con Sophia Loren il proposito è di partire da uno sviluppo internazionale e poi tornare in Italia, è più semplice. Noi abbiamo delle regole del lavoro assurde”.

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