La rielezione di Donald Trump sembra che abbia letteralmente mandato in confusione i commentatori televisivi di orientamento progressista. L’evento, in particolare, ha ulteriormente corroborato la già abbastanza demenziale linea editoriale legata ad un presunto rischio di una deriva autoritaria rappresentato dall’attuale governo di destra. Dietlinde Gruber, detta Lilli, è senz’altro una delle più fervide sostenitrici di tale impostazione, dato che ella ci dedica buona parte del suo spazio serale su La7.
Tant’è che mercoledì scorso, ad un giorno da trionfo del Tycoon, ha chiamato a discutere sull’argomento un parterre di personaggi piuttosto vicini a questo pensiero, con l’unica eccezione di Italo Bocchino, attuale direttore editoriale de Il Secolo d’Italia.
Ebbene, verso la fine della puntata, quando uno scatenato Massimo Giannini, in contrapposizione con Bocchino – il quale stava cercando semplicemente di riportare il dibattito su un piano di realtà – era arrivato a sostenere che la riforma del premierato portata avanti da Giorgia Meloni rappresentasse una pericolosa svolta autoritaria, la Gruber ha interrotto tutti e ha sentenziato prima di dare la pubblicità: “Ci siamo già dentro, io penso che i rischi ci siano e – ha aggiunto – avremo molte altre puntate in cui potremmo discutere anche di questo”.
Quindi, in estrema sintesi, anziché discutere dei più importanti problemi strutturali che interessano il sistema Paese, tra cui la gestione responsabile del nostro colossale debito pubblico, la popolare giornalista altoatesina promette ai suoi telespettatori di occuparsi a lungo di una questione fondata sul nulla che non sposta alcun consenso e che, evidentemente, interessa ai tifosi più oltranzisti della sinistra radicale.
Claudio Romiti, 9 novembre 2024
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