Cronaca

Il ruolo degli 007, lo scambio con Abedini: cosa c’è dietro la trattativa su Sala

La scarcerazione della giornalista potrebbe aver aperto nuove strade diplomatiche per l’ingegnere reclamato dagli Stati Uniti

Ieri è arrivato a sorpresa l’annuncio più atteso: Cecilia Sala è libera. Dopo 21 giorni in detenzione nel famigerato carcere dei prigionieri politici di Evin, in Iran, senza neanche un letto su cui dormire, la giornalista è tornata a Roma insieme al capo dell’Aise Giovanni Caravelli, che era andato a prenderla personalmente a Teheran. Un successo per il governo, la diplomazia e l’intelligence, ma c’è anche un altro discorso da fare, sempre connesso alla Sala: protagonista l’uomo d’affari iraniano Mohammad Abedini arrestato a Malpensa su cui pende una richiesta di estradizione degli Stati Uniti.

L’Iran, pur negando in via ufficiale di voler usare Cecilia Sala come pedina di scambio per Abedini, subito dopo il rilascio della giornalista ha fatto filtrare l’auspicio che l’ingegnere detenuto a Milano su richiesta degli americani “ora torni presto a casa”. Proprio mentre i giudici italiani, e in ultima battuta il ministro della Giustizia Carlo Nordio, sono chiamati ad esprimersi sui termini della sua carcerazione e sull’estradizione.

Le trattative per il rilascio di Cecilia sono iniziate subito dopo il suo arresto il 19 dicembre, anche se nel riserbo più assoluto. Solo una settimana dopo, infatti, la notizia è diventata di dominio pubblico. Quando l’ambascitrice Amadei ha incontrato il vice-ministro degli Esteri Vahid Jalalzadeh, è apparso chiaro che ci fosse una sorta di legame tra l’esito della vicenda dell’ingegnere iraniano e quello della giornalista. Solo che mentre l’Iran può tenere dietro le sbarre una ragazza accusandola di reati generici e poi scarcerarla come se nulla fosse, in Italia il potere giudiziario è indipendente. Per questo è stato necessario mettere in campo anche il peso geopolitico dell’Italia nei rapporti tra Usa, Iran e Libano. A prendere in mano il dossier, sui cui hanno lavorato molti, dagli 007 al ministro Tajani, è stata Giorgia Meloni che ha incontrato la famiglia Sala ed è volata da Trump. Ora tutti si chiedono: cosa ha ottenuto in cambio l’Iran per la liberazione della Sala?

Si vedrà. Il futuro è tutto da scrivere e non mancano le tracce da seguire. La prima chiama in causa il ministro della Giustizia Carlo Nordio, che nella giornata di ieri si sarebbe recato a Palazzo Chigi per valutare il possibile rilascio di Abedini. Via Arenula ha smentito categoricamente l’indiscrezione, sottolineando che “nell’incontro con le forze di maggioranza si è discusso della riforma costituzionale della separazione delle carriere e in merito ai problemi legati all’applicativo App Giustizia”.

In base ai poteri, il Guardasigilli potrebbe sfruttare un articolo del codice di procedura penale, il 718, che al comma 2 prevede che, in caso di arresto con richiesta di estradizione, “la revoca è sempre disposta se il ministro della Giustizia ne fa richiesta”. Significa che se oggi il titolare della Giustizia lo chiedesse, trasmettendo il provvedimento alla corte d’Appello di Milano, l’ingegnere dei droni iraniano sarebbe libero.

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Il prossimo 15 gennaio è prevista l’udienza in corte d’Appello per discutere la richiesta dei domiciliari per Abedini su cui la procuratrice generale di Milano Francesca Nanni si era espressa in modo negativo ritenendo che “le circostanze rappresentate nella richiesta, in particolare la messa a disposizione di un appartamento e il sostegno economico da parte del consolato dell’Iran” insieme ad “eventuali divieto di espatrio e obbligo di firma, non costituiscano una idonea garanzia contrastare il pericolo di fuga del cittadino iraniano di cui gli Usa hanno chiesto l’estradizione”. Sono molti i segnali che fanno supporre che per Teheran sarebbe già molto ottenere la detenzione a casa del loro ingegnere.

Interpellato subito dopo la liberazione della Sala, l’avvocato dell’iraniano Alfredo De Francesco ha spiegato: “Ho saputo del rilascio e sono molto contento del ritorno a casa della nostra Cecilia Sala. Ora devo concentrarmi sul caso del mio assistito e lavorare al meglio su questo”. Ricordiamo che il 38enne è accusato da Washington di aver fornito droni e materiali elettronici all’Iran aggirando gli embarghi statunitensi. Attraverso il suo legale Abedini ha sempre respinto le accuse definendole “assurde”.

Per il momento, almeno a stretto giro di posta, non si profila un rilascio di Abedini. Intervistato dal Tg1, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha spiegato che “gli stessi iraniani hanno separato le due cose”, riferendosi ai casi Sala e Abedini. Le fonti del ministero degli Esteri della Repubblica Islamica dell’Iran, interpellate da La7, hanno comunque espresso l’auspicio che “l’ingegnere iraniano torni presto a casa”, rimarcando che si augurano che “l’Italia non si faccia coinvolgere nella vecchia guerra tra gli Stati Uniti e l’Iran”. Una speranza confermata anche dal Wall Street Journal: secondo il quotidiano statunitense, nell’accordo tra Roma e Teheran ci sarebbe addirittura la liberazione dell’ingegnere dei droni. Ovviamente, come espresso in precedenza, non ci sono conferme, ma solo smentite.

Franco Lodige, 9 gennaio 2025

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