“Il segreto degli asintomatici”. Scoperta l’acqua calda sul Covid

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Fioccano studi, a mio avviso demenziali, sul Covid-19. A tutta prima, sembrerebbe il tentativo inconscio da parte della scienza ufficiale di mettere una toppa all’eccessivo allarmismo, poi sfociato in vero e proprio terrore, che molti dei suoi rappresentanti hanno sparso per anni a piene mani. Tant’è che, dopo la surreale ricerca legata all’efficacia dei vaccini a seconda dell’ora in cui sarebbero stati effettuati, spunta la presunta scoperta sul perché l’enorme massa di asintomatici sarebbero risultati tali.

Ne danno notizia i principali organi di stampa italiani, che come da oltre tre anni a questa parte si guardano bene dall’esprimere una qualche critica in merito a ciò che riguarda un argomento ancora tutto da decodificare, secondo una brillante definizione del professor Mariano Bizzarri. “Svelato il segreto degli asintomatici”, così titola con enfasi un articolo dell’Ansa. All’interno, tuttavia, scopriamo che “un gruppo di ricercatori coordinati dall’University of California San Francisco potrebbe aver svelato uno dei punti più enigmatici del virus SarsCov2: cosa fa sì che in alcune persone la sua infezione non dia alcun sintomo.”

Lo studio sugli asintomatici Covid

Nel dettaglio, gli stessi ricercatori, in uno studio pubblicato su Nature, avrebbero scoperto che le persone asintomatiche sono spesso portatrici di una variante genetica che aiuta il loro sistema immunitario a riconoscere e a contrastare tempestivamente il virus. “Se hai un esercito in grado di riconoscere il nemico in anticipo, questo è un enorme vantaggio. È come avere soldati preparati per la battaglia e che sanno già cosa cercare”, ha solennemente dichiarato la coordinatrice dello studio Jill Hollenbach.

Nella efficace sintesi dell’Ansa, viene poi spiegato che “la ricerca si è concentrata sul sistema di etichettatura che l’organismo usa per distinguere le componenti proprie da quelle estranee: il cosiddetto Hla (antigeni umani leucocitari). I ricercatori hanno scoperto che circa il 20% degli asintomatici aveva una mutazione in uno dei geni Hla (denominata HLA-B*15:01), rispetto al 9% di chi mostrava sintomi. Inoltre, se la mutazione era presente in duplice copia, le probabilità di sfuggire ai sintomi della malattia erano otto volte più alte.”

Scoperta l’acqua calda

A questo punto urge tirare le conclusioni basandoci su ciò che ci rivelano i dati raccolti dall’inizio della pandemia e, naturalmente, sulla logica più elementare. In primis, elemento che ovviamente sembra sfuggire a chi riporta il citato studio, sembra abbastanza eclatante il fatto che la stragrande maggioranza degli asintomatici, ossia l’80%, non possedessero le caratteristiche genetiche evidenziate nello studio californiano. Eppure costoro non hanno egualmente manifestato sintomi. Quindi come valutare la cosa? Dovremmo convenire che 4 asintomatici su 5 non abbiano sviluppato la malattia per uno strano caso del destino o perché posseggono ulteriori caratteristiche genetiche non ancora scoperte?

In realtà, proprio facendo riferimento ai dati, non era evidente fin da subito che la malattia colpiva in modo grave i soggetti molto anziani e/o con importanti patologie multiple pregresse? E dato che la differenza tra i fragili e gli immunocompetenti si è manifestata sin dall’inizio in modo abissale, malgrado la narrazione ufficiale tendesse a far passare l’idea che il Covid 19 fosse una malattia molto seria per tutti, mi sembra incontestabile sostenere che l’elemento fondamentale che ha bloccato lo sviluppo della medesima malattia nella stragrande maggioranza dei soggetti giovani e in quelli sani è stato il loro efficiente sistema immunitario.

D’altro canto, in tema di correlazioni spurie, è probabile che se andassimo a valutare gli asintomatici sulla base del colore dei capelli, magari scopriremmo che un 5% li ha rossi. Pertanto, come sottolineato all’inizio, si ha il sospetto che simili e “sensazionali” scoperte servano essenzialmente a trovare una qualche giustificazione scientifica agli obblighi e alle restrizioni imposte per la malattia dei molto vecchi e dei molto fragili, così come sostenne pubblicamente a suo tempo il professor Roberto Bernabei, attuale medico personale del Papa. Soprattutto sul piano di un business vaccinale senza precedenti nella storia, il quale è stato inoculato anche a milioni di persone che avevano già incontrato il virus, sviluppando una ben più duratura ed efficace immunità naturale, qualunque ricerca che serva a distinguere, come nel caso in oggetto, i sani e quelli che sono più sani degli altri risulta assolutamente funzionale per sostenere quanto fatto.

Come dire, dato che solo ora abbiamo scoperto che non tutti i giovani e gli immunocompetenti posseggono questi portentosi antigeni leucocitari mutati, per una ragionevole precauzione si è reso necessario vaccinarli tutti in massa. Una logica che sembra non fare una piega.

Claudio Romiti, 22 luglio 2023

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