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Follie gender

Il senso del ridicolo: atleta trans batte il record femminile nei pesi

Polemiche in Canada, dove una atleta transessuale ha distrutto il record di sollevamento pesi. Femministe in rivolta

Atleta trans record femminile pesi

Un aspro dibattito è in corso nel mondo dello sport riguardo la partecipazione degli atleti transgender nelle competizioni femminili. Secondo quanto riportato dal “Daily Mail”, Anne Andres, una donna trans di 40 anni, ha stabilito il record di tutti i tempi in un campionato canadese di powerlifting, sollevando ben 200 kg in più della seconda classificata. Questo ha suscitato polemiche nell’ambiente, con la powerlifter April Hutchinson che ha criticato la decisione di permettere ad Andres di competere, definendola “completamente ingiusta“.

Il caso del sollevamento pesi

April Hutchinson ci è andata giù duro contro le regole della Canadian Powerlifting Union (CPU) sull’inclusione di genere: “Sono i corpi che fanno sport, non le identità. Ricorda, i corpi sono biologia, non identità che praticano sport”, ha detto. E ha ragione da vendere. Andres ha sollevato qualcosa come 597,5 kg contro i 387,5 della seconda classificata (donna). Troppo il distacco per pensare che gran parte del merito non vada alla natura, che ha fatto nascere Andres maschio prima che decidesse di diventare donna. Il peso sollevato dall’atleta trans è il record nazionale femminile canadese e ufficiosamente sarebbe anche il record mondiale femminile. “È stato molto scoraggiante” vedere Andres battere il record, ha spiegato la “collega” April, “le atlete lo inseguono da anni. E stiamo parlando dei migliori atleti che si sono allenati, allenati e allenati”. E ancora: “Il mio ragazzo potrebbe praticamente entrare domani, identificarsi come una donna, competere e poi il giorno dopo tornare di nuovo a essere un uomo. Nessuna prova, nessun documento d’identità richiesto, solo fondamentalmente andando su come ti senti quel giorno o qualunque genere tu voglia””.

La controversia degli atleti transgender nello sport femminile

Il tema degli atleti transgender nelle competizioni femminili è diventato sempre più controverso negli ultimi anni. Nel 2022, ad esempio, la nuotatrice transgender Lia Thomas ha diviso la comunità sportiva dopo aver trascorso tre anni nella squadra maschile di nuoto della University of Pennsylvania. Thomas, alta 1,90 m, è tornata per il suo ultimo anno come nuotatrice donna e ha iniziato a battere record in piscina.

Un altro caso che ha fatto molto discutere è quello della pesista neozelandese Laurel Hubbard, che si è qualificata per le Olimpiadi di Tokyo in 2021 a dispetto dell’età, molto superiore a quella delle sue avversarie. Hubbard ha intrapreso la transizione di genere nel 2012, quando aveva già 30 anni, e aveva già gareggiato nelle competizioni di sollevamento pesi maschile. Dopo una pausa di 16 anni dallo sport, è tornata come donna nel 2017 e ha vinto due medaglie d’argento ai Mondiali nella categoria dei 90 kg in California.

La situazione si è ulteriormente complicata quando, nel marzo dello stesso anno, una ciclista transgender ha vinto il primo posto in una gara femminile a New York. Tiffany Thomas, 46enne nata uomo, ha dominato la competizione, pur avendo iniziato a praticare il ciclismo solo nel 2018.

Il punto di vista della World Athletics

Tuttavia, la World Athletics ha recentemente annunciato che proibirà agli atleti transgender che hanno attraversato la “pubertà maschile” di competere negli sport femminili di classifica mondiale. Sebastian Coe, Presidente della World Athletics, ha dichiarato che l’organizzazione “crede nell’integrità della categoria femminile nell’atletica”.