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Il sindacato di polizia: “La gente è disperata, proteste comprensibili”

Se persino la polizia, che ieri era in piazza Montecitorio, costretta a randellare i pochi facinorosi che hanno tentato di forzare le transenne, giustifica gli esercenti in protesta, significa che qualcosa di davvero grave sta accadendo in questo Paese.

Significa che il moto di rabbia di ieri non nasce da desideri sediziosi, ma da un’autentica disperazione. La nota del sindacato, Fsp polizia, è dunque lucidissima nella sua analisi. Il segretario generale, Valter Mazzetti, osserva che “di fronte al protrarsi di uno stato di cose che schiaccia la cittadinanza sotto al peso di sacrifici insostenibili, è inevitabile che riprenda la sequela di proteste e manifestazioni di ogni genere da parte di tutte le più disparate categorie sociali ormai allo stremo”.

Insomma: se alla gente è fatto divieto persino di lavorare, quindi di procacciarsi i mezzi per sostenere sé e la propria famiglia, è normale che qualcuno si convinca che non ha più nulla da perdere, e agisca di conseguenza. Prosegue Mazzetti: “È indispensabile censurare senza se e senza ma ogni tipo di violenza che, lungi dall’affermare le legittime istanze di chi scende in piazza, fa passare in secondo piano, oltre che dalla parte del torto, chiunque abbia qualcosa da dire. Ma con altrettanta onestà intellettuale non possiamo che rilevare come questa esasperazione generalizzata sia comprensibile e ormai incontenibile, e ciò significa che bisogna dare ai cittadini risposte diverse. Al momento, come sempre, solo le forze dell’ordine si ritrovano a raccogliere e fronteggiare gli sfoghi di un livello di disperazione che non può e non deve essere sottovalutato. Pensare di gestire questa situazione ormai non più emergenziale, dato che va avanti da oltre un anno, da una prospettiva scollata dalla realtà di chi invece non riesce più a tenere in piedi la propria esistenza costruita magari dopo una vita di lavoro, significa sottovalutare pericoli seri e reali per la sicurezza interna del Paese”.

Sono accuse durissime: c’è una classe politica “scollata dalla realtà”, che crede di poter affrontare la situazione trincerandosi ancora dietro l’emergenza, gli algoritmi e la valutazione burocratica dei numeri. Questo approccio da grigi funzionari ministeriali non basta più. È un messaggio chiaro soprattutto ai signori della sinistra, che pensano di poter ridurre la disperazione di intere categorie alle “infiltrazioni di Casapound”, o al folklore del tizio vestito da Sciamano di Capitol Hill. Dovete rendervi conto, cari signori, che non siamo di fronte a pericolosi estremisti, ma a persone che stanno perdendo tutto, che stanno bruciando i sacrifici di una vita e che hanno difficoltà a mettere insieme pranzo e cena. Pensiamo di rabbonire questi nuovi poveri con le elemosine di ristori e sostegni? O di negare loro rappresentanza politica, con la scusa del fascismo?