Esteri

Il sondaggio pro-Trump: ridimensionato il fenomeno Kamala Harris

La sinistra Usa è già ai piedi della vice di Joe Biden, ma la strada è tutt’altro che in discesa

Trump Harris voto

Kamala Harris è già stata proclamata santa. L’entusiasmo della stampa progressista è incredibile, nonostante il trascorso della vice di Joe Biden sia tutt’altro che indimenticabile, basti pensare alle gaffe leggendarie o alla disastrosa gestione dell’immigrazione (che molti quotidiani vicini ai democratici stanno cancellando). Una volta confermata la sua discesa in campo, i sondaggi hanno subito dato slancio alla 60enne, che sarebbe addirittura in vantaggio su Donald Trump: di questo passo, secondo il trend, entro novembre potrebbe raggiungere il 130 per cento. Ma poi bisogna fare i conti con la realtà…

Partiamo dai numeri a poco più di tre mesi dal voto. Secondo un sondaggio della Cnn condotto online tra il 22 e il 23 luglio, Donald Trump si attesta al 49 per cento, mentre Kamala Harris è ferma al 46 per cento. Una distanza di 3 punti percentuali tutt’altro che impossibile da recuperare, ma comunque lontana parente delle prime rilevazioni molto, molto sorridenti alla nuova paladina rossa. Secondo gli autori del sondaggio, la metà dei sostenitori della Harris lo fa perché crede genuinamente in lei e non perché vuole battere il rivale repubblicano. Sarà.

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Ma non è tutto. Kamala Harris è finita nella bufera per la decisione irragionevole di saltare il discorso di Benjamin Netanyahu al Congresso, ricordando il precedente di Joe Biden durante l’ultimo discorso del primo ministro israeliano ai legislatori statunitensi nel 2015. Ufficialmente l’assenza è legata a un viaggio già programmato, ma è difficile non immaginare un filo diretto con la divisione all’interno del mondo democratico sulla guerra che Israele sta conducendo nella Striscia di Gaza. Come del resto testimoniato dalle sceneggiate registrate al Congresso, con decide di compagnucci impegnati a boicottare il discorso del primo ministro dello Stato ebraico, tra riferimenti al presunto genocidio e il pieno sostegno a Gaza.

Forse per evitare ulteriori polemiche o per non perdere la faccia all’alba della sua campagna elettorale, la Harris incontrerà Netanyahu nel corso delle prossime ore. Venerdì, invece, il presidente israeliano incontrerà Trump, per il quale ha speso parole al miele: “Voglio ringraziare il presidente Trump per tutte le cose che ha fatto per Israele, dal riconoscimento della sovranità israeliana sulle alture del Golan alla risposta all’aggressione iraniana, al riconoscimento di Gerusalemme come nostra capitale e al trasferimento dell’ambasciata americana in quella città”. E il tycoon non è rimasto in silenzio sulla mossa della Harris al Congresso. L’attacco di Trump è stato frontale, come sempre: “Kamala Harris si è rifiutata di incontrare il premier israeliano, Benjamin Netanyahu. È una mancanza di rispetto, è sconvolgente”. Un altro episodio che potrebbe sorridere al candidato repubblicano, con buona pace di politici e media iper-progressisti.

Franco Lodige, 25 luglio 2024

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