Esteri

La guerra in Ucraina

Il sospetto degli Usa: “L’esercito ucraino ci sta mentendo”

Arriva la bomba del New York Times. Per il quotidiano progressista, Zelensky nasconderebbe la verità sulla guerra all’intelligence Usa

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Al giorno di guerra numero 105, continua a diventare sempre più complicata la posizione delle forze di resistenza ucraine. Mosca tira dritto nella regione del Donbass, dove ha già delineato un asse lungo la città di Izium, a nord-est del Paese, oltre ad un suo forte consolidamento a Severodonetsk, ormai assediata da settimane. Lo stesso governatore dell’oblast di Lugansk ha ammesso come l’esercito ucraino potrà addirittura “ritirarsi dalla città”, occupando solo le zone periferiche del territorio, anch’esse sottoposte agli incessanti bombardamenti dall’armata occupante.

Zelensky, per la prima volta, pare assumere un tono meno belligerante, in parte riconoscendo come la “situazione stia diventando complicata”. E questo sconforto comincia a farsi largo anche tra le correnti democratiche della Casa Bianca. Pochi giorni fa, durante un’audizione al Senato, lo stesso direttore dell’intelligence Usa, Avril Haines, ha spiegato come sia difficile provare a offrire certezze sugli esiti attuali della guerra. Questo per almeno due motivi principali.

Da una parte, ambienti della Difesa americana manifestano dubbi, incertezze, tentennamenti sulle informazioni trasmesse a Washington. Anzi, secondo numerosi canali governativi, pare proprio che Kiev offra notizie col contagocce all’alleanza atlantica. Dall’altra, la Casa Bianca ha scoperto che molti soldati della resistenza ucraina non sono in grado di utilizzare le ultime armi, decisamente più sofisticate, inviate a Kiev.

Lo scoop del New York Times

La Casa Bianca, fino ad oggi, ha stanziato oltre sei miliardi di dollari, se comprendiamo tutti i pacchetti di aiuti militari all’Ucraina, ma la linea del presidente Usa pare comunque rimanere la stessa: sostenere lo Stato aggredito, fino a quando non si trova in una posizione tale da poter concludere un trattato di pace, e non un armistizio a trazione russa.

Per ultimo, l’arrivo dei cannoni M777 e di sistemi missilistici a lungo raggio può diventare sicuramente un valore aggiunto per Kiev, ma solo se capitano nelle mani giuste, a reparti già addestrati dall’Occidente, nel corso di questi otto anni di guerra, capaci di far fronte anche ai mezzi americani più dettagliati.

A rilevare questi scoop è stato il New York Times. Il quotidiano progressista non ha solo riportato lo scontento di molti esponenti democratici, ma anche l’ammissione di membri del governo Zelensky, i quali hanno confessato di non trasmettere in toto il vero andamento della guerra agli Stati Uniti.

Da qui, due domande sorgono quasi spontanee. La prima: come può l’amministrazione Biden delineare un bilancio corretto e reale sui mezzi militari da inviare all’Ucraina, se le informazioni vengono tagliuzzate? La seconda: il governo locale “nasconde” le notizie perché gli esiti del conflitto si stanno discostando dalla linea atlantica “Kiev può vincere una guerra”?

Le difficoltà ucraine

Mosca ha iniziato la guerra il 24 febbraio, con il 7 per cento del territorio occupato. Oggi, dopo più di tre mesi, si ritrova con in mano oltre il 20 per cento. In caso di conquista della città portuale di Odessa, ecco che l’interno sud del Paese, che offre lo sbocco sul Mar Nero, diverrebbe interamente parte dell’egemonia putiniana, collegando una striscia territoriale di oltre mille chilometri, dal Donbass alla Transnistria.

Quest’ultimo scenario, almeno fino ad oggi, pare essere quello estremo, più lontano dalla realtà del campo di battaglia. È anche vero, però, che il prolungarsi del conflitto difficilmente potrà giovare allo Stato resistente: Mosca può pur sempre contare su un numero di uomini ben più ampio rispetto a quello ucraino, in alcune zone – vedasi Donbass o Mariupol – già messo allo stremo. Ed ora, cominciano a svelarsi anche le prime incertezze della resistenza sull’utilizzo delle armi americane. La situazione non è di certo quella di poche settimane fa. E lo stesso Zelensky sembra essersene reso conto.

Matteo Milanesi, 9 giugno 2022