Quanto poi al debito pubblico che le politiche craxiane avrebbe fatto lievitare, si tratta di una vera e propria fake news essendo la sua crescita dovuta al regionalismo spinto e al welfare generoso non ragionato messo su negli anni Settanta.
Una sola cosa Craxi però non capì: che quella mentalità aveva così tanto pervaso il nostro Paese che essa, caduto il comunismo, si sarebbe riversata in buona parte in un giustizialismo populistico che avrebbe segnato la storia del Paese ancora per lungo tempo. Una sorta di rivincita storica del peggiore azionismo! Quel giustizialismo fece di Craxi il perfetto capro espiatorio di una colpa collettiva: il finanziamento illegale dei partiti politici, che comunque erano stati l’architrave della nostra democrazia.
Nel presentare il docu-film prodotto da Sky sabato sera in un hotel del lungomare di Hammamet, Stefania, indomita testimone dell’azione di suo padre, una donna che non sbaglia mai un colpo in quello che fa, ha segnalato la totale assenza del governo dalle celebrazioni del ventennale. Poteva essere altrimenti? La sola presenza al governo dei pentastellati e dei piddini dimostra come l’asse giustizialista e comunista tenga forte nel nostro Paese, anzi, per dirla tutta, lo tenga in ostaggio. È per questo che Craxi parla dell’oggi e non solo del “mondo di ieri”. Egli ci interroga, ma ci sprona anche all’azione, cioè a lavorare per ridare alla politica il suo scettro e all’Italia una sovranità svenduta all’altare di poteri forti e non democratici.
Corrado Ocone, 20 gennaio 2020