Il successo di Meloni e Schlein. Gli italiani vogliono il bipolarismo

Le elezioni europee premiano i due perni del centrodestra e del centrosinistra. Bene Pd e FdI. Male il M5S: ora Conte che fa?

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meloni schlein

Bussare Romano Prodi. Ricordate? Il Professore fu tra i primi a redarguire Elly Schlein e Giorgia Meloni quando decisero di candidarsi alle Elezioni Europee come capolista nei rispettivi partiti, benché entrambe avessero messo in chiaro sin da subito che non si sarebbero trasferite a Bruxelles. La premier però era desiderosa di tastare il consenso nel Paese per il suo governo. La segretaria del Pd voleva dimostrare ai detrattori interni nel partito che la leader è lei, che i riformisti lo vogliano o meno. Entrambe, a giudicare dai risultati, hanno vinto la loro scommessa: Giorgia ha incrementato i voti rispetto alle politiche, nonostante mesi di governo decisamente complicato; Elly ha rafforzato la sua leadership migliorando il risultato di cinque anni fa e scacciando i fantasmi del tracollo del 2022.

Ma forse è anche l’indicazione che arriva dal Paese, desideroso di un confronto tra leader forti, che possano battersi e scontrarsi, checché ne dica l’Agcom. FdI al 28,3% e il Pd al 24,04% diventano oggi il perno attorno a cui ruotano due coalizioni l’una contro l’altra armate per contendersi il Paese, magari anche grazie a quel premierato che garantirebbe al vincitore – dal giorno dopo il voto – la guida del Paese e un esecutivo stabile per cinque anni. Meloni ne è convinta: “Questa sera è più bella di quella di due anni fa – ha detto a notte fonda, salendo sul palco dell’hotel Parco dei Principi – Allora eravamo una speranza, oggi una realtà. Ci hanno visto arrivare, ma non sono stati in grado di fermarci. Il sistema sta tornando a essere bipolare. E gli italiani ci dicono di andare avanti”.

I risultati definivi in tempo reale

A far di conto non si sbaglia. Il centrodestra nella sua formulazione attuale vale il 47,69% dei consensi. Il centrosinistra ruota attorno al 30,66% se si considera il Pd di Elly Schlein e quell’Alleanza Verdi e Sinistra che è andata ben oltre le più rosee aspettative. La distanza è importante, sia chiaro. Ma la forchetta può rapidamente ridursi se gli altri partiti della sinistra decidessero di accettare l’ormai sempre più chiaro bipolarismo italiano. Se il M5S di Giuseppe Conte decidesse di abbandonare ogni velleità leaderistica e decidesse di accettare un ruolo subalterno a quello dei dem, il Campo Largo arriverebbe al 40,58%. Difficile che Giuseppi si arrenda? Forse. Ma l’ex premier deve fare i conti con la realtà: il Sud, su cui aveva puntato, non è andato a votare come sperato. E il suo Movimento è stato più che doppiato dal Pd, fermandosi sotto il 10%. Un risultato così negativo non accadeva dal lontano 2013: la leadership del Campo Largo, che fino a ieri sembrava forse contendibile, oggi non lo è più.

La strada appare segnata. Pd lo ha già detto chiaro e tondo: il risultato di ieri assegna ai dem “la responsabilità di dare una alternativa al Paese”. E Schlein ci tiene a sottolineare che le opposizioni prese nel suo insieme, partendo dai fallimentari progetti centristi di Azione e Italia Viva, rimasti fuori dall’Europarlamento, per arrivare fino ad Avs, supererebbero le forze di maggioranza al governo. Per questo, ha detto ieri raggiante, “continueremo a essere testardamente unitari e a sentire da questa sera la responsabilità ancora più forte a costruire l’alternativa” alla destra. Vedremo se le riuscirà il miracolo di far coabitare Renzi, Calenda, Conte e i suoi riformisti insieme alla sinistra sinistra di Bonelli, Fratoianni e Ilaria Salis.

Piccolo appunto finale: alle urne si è presentato solo il 49,69% contro il 56,09% del 2019. Non è un buon segnale, come non lo era stato il 54,50% delle politiche del 2022. Se meno di un elettore su due va a votare, quali che siano i ragionamenti politici che si possono fare, la certezza è una sola: gli italiani hanno perso fiducia nella democrazia.

Giuseppe De Lorenzo, 10 giugno 2024

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