L’ennesima truffa lambisce il mondo del Superbonus grillino, la misura di incentivazione edilizia introdotta nel maggio 2020 dal governo Conte II quale panacea per risollevare il settore edile in crisi a causa della chiusure pandemiche, capace di mandare letteralmente allo sfascio i conti pubblici nell’arco di pochissimi mesi.
A interrompere un’articolata frode compiuta tramite intestazioni fittizie societarie e false fatture per operazioni inesistenti, i cui proventi illeciti venivano poi auto-riciclati nell’acquisto di beni immobili e mobili di valore, ci ha pensato la Guardia di Finanza di Ancona, che ha dato esecuzione a sei misure cautelari e a sequestri di beni per oltre cinque milioni di euro, di cui tre di crediti fiscali inesistenti, alcuni dei quali già ceduti a soggetti terzi o già oggetto di indebita compensazione per il pagamento di tributi dovuti, per i quali erano state trasmesse, in taluni casi, anche insolite richieste di annullamento. I finanzieri del Comando provinciale della Gdf del capoluogo marchigiano hanno eseguito, nelle province di Fermo, Ancona, Macerata, Ascoli Piceno, Teramo, Catanzaro, Cosenza, Arezzo, Milano e Roma, un’ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dal gip di Fermo.
L’ordinanza in questione ha disposto la custodia cautelare in carcere per il principale indagato, un imprenditore di origine calabrese residente da anni nel Fermano, e la misura degli arresti domiciliari per un ingegnere accusato di presentare all’Enea (Agenzia nazionale per nuove tecnologie, energia e sviluppo economico sostenibile) asseverazioni con informazioni false o attestazioni non veritiere sulla congruità delle spese, anche utilizzando timbri di soggetti completamente estranei alla vicenda. Emesse inoltre altre quattro misure cautelari che prevedono l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria a carico di un consulente del lavoro, incaricato di apporre i visti di conformità in relazione ai crediti ceduti e trasmettere telematicamente i modelli di cessione del credito all’Agenzia delle Entrate, e di altri tre presunti sodali del principale indagato. I militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Ancona, in sinergia con i competenti reparti della Gdf, hanno infine apposto i sigilli su dodici unità immobiliari, conti correnti e diverse autovetture, tra cui anche una Porsche Cayenne, nella disponibilità degli indagati.
Insomma, l’ennesimo flop di un provvedimento pensato dal governo giallorosso per stimolare il settore edile, che sarà tuttavia ricordato negli anni a venire come la più grande truffa ai danni dello Stato.
Salvatore Di Bartolo, 6 settembre 2024
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