Dunque, a quanto pare, la maggioranza di governo ha trovato un accordo per consentire, attraverso un futuro provvedimento ad hoc, per concedere una proroga del “magico” bonus 110 per cento a chi abbia completato almeno il 70% dei lavori edilizi.
In audizione in Commissione Bilancio della Camera, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha definito finanziariamente “radioattiva” la più costosa e insensata misura messa in piedi dai grillini, ai tempi del Conte lider maximo che ci toglieva le libertà a colpi di Dpcm, annunciati a reti unificate. Tant’è che secondo le ultime stime la stessa misura starebbe gravando sui conti pubblici per la bazzecola di circa 4,6 miliardi di euro al mese.
A tale proposito, val la pena riportare integralmente l’efficace intervento di Daniele Capezzone, pronunciato durante una recente puntata di Stasera Italia, in onda su Rete4: “Vorrei fare un appello umanitario, perché ci sono due persone sparite stasera, una è Giuseppe Conte, l’allora presidente del Consiglio del governo che varò il provvedimento, e l’altra è Roberto Gualtieri, attualmente sindaco di Roma catastrofico ed allora ministro dell’Economia. Quando fu fatto il provvedimento, essendo una norma che prevedeva una spesa, sapete che copertura avevano previsto per questa cosa che ha sfasciato tutto? Per il primo anno 62 milioni, cioè un caffe, poi un miliardo, tre miliardi e infine al quarto anno due miliardi. Cioè avevano previsto per quattro anni il costo che ora è di un mese e mezzo, voi capite che – tuona il direttore editoriale di Libero – questi dovrebbero andarsi a nascondere per tutta la vita e invece ancora pontificano?”
Ma c’è di più, spiace dirlo, anche il grande Mario Draghi dovrebbe fare ammenda, dal momento che ha criticato aspramente questa follia keynesiota quando era al timone del Paese, senza però avere il coraggio di sterilizzarne profondamente le ricadute sul bilancio pubblico, così come sta facendo, con una certa fatica, l’attuale esecutivo di destra.
Basta rileggere ciò che lo stesso Draghi diceva nel maggio 2022 per rendersene conto. Questo è un passaggio assai significativo espresso in un discorso pronunciato a Strasburgo, davanti ai parlamentari europei: “Il nostro governo è nato come governo ecologico, ma possiamo non essere d’accordo sul Superbonus del 110% e non siamo d’accordo sulla validità di questo provvedimento, con il quale “il costo di efficientamento è più che triplicato, i prezzi degli investimenti sono più che tripli perché toglie la trattativa sul prezzo”.
Quindi, il super Mario, che tutto il mondo ci invidia, aveva perfettamente compreso l’effetto catastrofico sui conti pubblici che la misura radioattiva stava producendo a regime, senza tuttavia – lui che sulla carta non doveva barcamenarsi con le alchimie del consenso – adottare un taglio draconiano della misura medesima. Probabilmente i maligni diranno che in quel momento, sfumata malamente la sua auto candidatura al Quirinale, forse stava pensando di capitalizzare in altro modo, poi evidentemente anch’esso abortito, la sua indubbia qualifica di riserva di super lusso della Repubblica.
Sta di fatto che il superbonus degli scappati di casa, insieme a tutta una serie di altre misure radioattive – tra cui il reddito di cittadinanza e la famosa quota cento adottata di concerto con la Lega – hanno praticamente azzerato ogni spazio di manovra per i futuri governi, esponendo il Paese, nel caso di qualunque seria turbolenza di natura economica e/o finanziaria, a rischi potenzialmente catastrofici.
In realtà, per concludere, i mitici moltiplicatori che gli stessi keynesioti citavano, decantando le sorti certe e progressive dello stesso superbonus, hanno in effetti funzionato. Solo che a moltiplicarsi non è stato il prodotto interno lordo, bensì i debiti dello Stato, i quali pesano come un macigno sulle spalle del sempre più stremato Pantalone. Altro che chiacchiere.
Claudio Romiti, 1° gennaio 2023
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