A poco più di un secolo dal termine della Prima Guerra Mondiale, il conflitto ucraino potrebbe ripresentarsi nello stesso modo: una lunga guerra logorante, di trincea, con l’arrivo inesorabile dell’inverno che allenterà sempre più i combattimenti. Uno scenario che potrebbe rivelarsi favorevole soprattutto per i russi, soggetti da settimane alla controffensiva ucraina, arrivata fino alla liberazione di Kherson ed al ritiro di trentamila truppe nemiche.
L’inverno permetterebbe a Putin di riorganizzare il proprio apparato militare, di ripristinare le forze per un’ulteriore controffensiva a tutto campo e ribaltare l’attuale scenario di stallo, dove la vittoria rimane estremamente lontana per entrambi gli schieramenti. Una guerra che, come si può evincere, non terminerà nei prossimi mesi, ma che rischia di impegnare gli opposti eserciti (e l’alleanza atlantica) addirittura per anni. L’unico modo per offrire una svolta rimane l’intavolazione delle trattative di pace tra Zelensky e Putin. È questa la posizione del Capo di Stato Maggiore americano Mark Milley, ovvero il numero uno del Pentagono subordinato al segretario alla Difesa.
La posizione degli Usa
La posizione del generale è chiara. In un’intervista alla Cnbc, Milley ha riconosciuto il valore e la tenacia delle forze ucraine, ma ha ammesso anche il dovere di ricercare “possibili soluzioni diplomatiche. Bisogna afferrare l’opportunità”. Parole che sono state anticipate dalla conferenza stampa di Biden, indetta per commentare gli esiti delle elezioni di midterm, il quale aveva sì rimarcato il fatto di non aver dato “un assegno in bianco all’Ucraina”; ma pure che l’intavolazione di un negoziato dipendeva dalle volontà di Zelensky e Putin. Tesi però sbugiardata nella giornata di ieri, quando il presidente americano si è riallineato sulle posizioni di Kiev: ci sarà guerra fino a quando la Russia non abbandonerà il territorio invaso, Crimea e Donbass ovviamente compresi.
In definitiva, la posizione di Milley sarebbe quella di cercare una soluzione di compromesso, volta ad evitare morti sicure nell’instaurazione di una vera e propria guerra di trincea. Come riportato già nei giorni di scorsi, sul sito nicolaporro.it, lo scenario del conflitto sembra delineare la tesi del generale americano. Dopo il ritiro da Kherson, foto satellitari mostrano l’esercito russo intento a scavare trincee nel confine nord tra l’omonima regione e la Crimea, per rinforzare la penisola e stabilizzare il territorio occupato dal 2014.
Spiraglio di trattative?
Nel frattempo, Biden assicura: “Nulla sarà deciso sull’Ucraina senza l’Ucraina“. E le intenzioni del governo di Kiev rimangono sempre le stesse: “Capisco che tutti vogliono che questa guerra finisca il prima possibile. Certamente siamo quelli che la vogliono più di chiunque altro. Ma finché la guerra continuerà e vedremo la Russia mobilitare altri coscritti e inviare altre armi in Ucraina, continueremo ovviamente a contare sul vostro continuo sostegno”, ha affermato il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kouleba, dopo un colloquio con il primo ministro australiano in Cambogia.
Posizioni che discordano da quelle russe, secondo cui – nelle parole del portavoce alla presidenza russa Peskov – lo spiraglio della trattativa rimane sempre aperto, ma rispettando precise condizioni. Esempio lampante ne è l’intervento all’agenzia Tass di Sergei Tsekov, membro del Comitato per gli affari internazionali del Consiglio della Federazione russa: “I negoziati alla fine ci saranno, ma saranno molto difficili, molto complicati. Dobbiamo ricordare come è iniziata l’operazione militare speciale. I temi della smilitarizzazione e della denazificazione non sono stati ancora rimossi”.
Matteo Milanesi, 12 novembre 2022