Commenti all'articolo Il surreale ritorno sugli schermi di James Dean
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thalia
9 Febbraio 2020, 15:09 15:09
Se le generazioni odierne non sanno trarre da questo personaggio un messaggio, o meglio confessarlo poiché si vivono gli stessi problemi di gioventù allo sbaraglio, ragazzi che non sanno trovare se stessi non togliendo la valle dell’eden dove il plot si capovolge da figlio in padre, significa che non ci sono cure per l’umanità. Le famiglie attraversano gli stessi drammatici problemi.
Alfredo Branzanti
16 Novembre 2019, 19:23 19:23
Una volta, quando le chiamavano “americanate” mi infastidivo, anzi mi indignavo proprio. Oggi capisco cosa sottende quel termine.
fabio
16 Novembre 2019, 18:55 18:55
Attento: Tutto quello che dirai e farai (anche se mai detto o fatto) verrà usato contro di te.
Valter
15 Novembre 2019, 23:18 23:18
Se resuscitano le dive del passato e queste scoprono il Me Too avremo cause per molestie datate a ritroso fino all’epoca del muto.
Aldo
15 Novembre 2019, 21:22 21:22
Il digitale nel cinema, a fronte dei vantaggi dell’organizzazione dei dati e della loro riproducibilità poliedrica, ha anche arrecato grave danno all’estetica e alla cultura cinematografica. Danno avvenuto a causa del potere riassemblativo dei dati, che comporta un processo di talvolta profonda modificazione dell’opera, col risultato di rendere poi inattribuibile la stessa paternità. L’opera sottoposta al processo digitale sovente è infatti già orfana del suo proprietario, perché entrata nell’universo indistinto del pubblico dominio, quindi proprietà di tutti, non più difesa e quindi vandalizzabile a piacere. Colorizzazione di gloriosi bianco-nero, riassemblaggio di dialoghi con altre voci, sostituzione di colonne originali musicali e così via sono cose fin troppo note. Un grazie quindi al digitale, quando, attraverso l’evoluzione tecnologica, ha permesso di passare dal supporto esclusivo della pellicola (prerogativa di un’industria non attuabile con mezzi casalinghi) ai supporti miniaturizzati, quali nastro, laser-disc, dvd, blu ray, memorie a stato solido, in grado di contenere nello spazio di un’unghia ore di audio-video in alta definizione e in diverse lingue, con la possibilità di combinare a piacimento i dati per lo studio o la rappresentazione finalizzata. Ma dopo questi aspetti, c’è il dato inquietante del facile tradimento dei contenuti mediante il riassemblaggio dei parametri costitutivi e la loro gestione con algoritmi ormai avanzatissimi, in grado di ricreare e ricostruire non solo le fattezze estetiche, ma… Leggi il resto »
Se le generazioni odierne non sanno trarre da questo personaggio un messaggio, o meglio confessarlo poiché si vivono gli stessi problemi di gioventù allo sbaraglio, ragazzi che non sanno trovare se stessi non togliendo la valle dell’eden dove il plot si capovolge da figlio in padre, significa che non ci sono cure per l’umanità. Le famiglie attraversano gli stessi drammatici problemi.
Una volta, quando le chiamavano “americanate” mi infastidivo, anzi mi indignavo proprio. Oggi capisco cosa sottende quel termine.
Attento: Tutto quello che dirai e farai (anche se mai detto o fatto) verrà usato contro di te.
Se resuscitano le dive del passato e queste scoprono il Me Too avremo cause per molestie datate a ritroso fino all’epoca del muto.
Il digitale nel cinema, a fronte dei vantaggi dell’organizzazione dei dati e della loro riproducibilità poliedrica, ha anche arrecato grave danno all’estetica e alla cultura cinematografica. Danno avvenuto a causa del potere riassemblativo dei dati, che comporta un processo di talvolta profonda modificazione dell’opera, col risultato di rendere poi inattribuibile la stessa paternità. L’opera sottoposta al processo digitale sovente è infatti già orfana del suo proprietario, perché entrata nell’universo indistinto del pubblico dominio, quindi proprietà di tutti, non più difesa e quindi vandalizzabile a piacere. Colorizzazione di gloriosi bianco-nero, riassemblaggio di dialoghi con altre voci, sostituzione di colonne originali musicali e così via sono cose fin troppo note. Un grazie quindi al digitale, quando, attraverso l’evoluzione tecnologica, ha permesso di passare dal supporto esclusivo della pellicola (prerogativa di un’industria non attuabile con mezzi casalinghi) ai supporti miniaturizzati, quali nastro, laser-disc, dvd, blu ray, memorie a stato solido, in grado di contenere nello spazio di un’unghia ore di audio-video in alta definizione e in diverse lingue, con la possibilità di combinare a piacimento i dati per lo studio o la rappresentazione finalizzata. Ma dopo questi aspetti, c’è il dato inquietante del facile tradimento dei contenuti mediante il riassemblaggio dei parametri costitutivi e la loro gestione con algoritmi ormai avanzatissimi, in grado di ricreare e ricostruire non solo le fattezze estetiche, ma… Leggi il resto »