Rassegna Stampa del Cameo

Il taglio dei parlamentari? Una tangente politica al M5S

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Non avendo nulla da fare se non studiare, leggere, scrivere, martedì ho seguito tutta la diretta tv dal Parlamento fino al voto finale. Approvato il taglio di 345 parlamentari: 553 S ìe 14 No. Ho ascoltato ragionamenti assurdi, assistito a trasformismi ignobili, sia da parte della Destra (che per tre volte aveva votato sciaguratamente a favore e ora aveva l’occasione per chiedere scusa ai loro elettori per il passato e, a testa alta, votare contro) che della Sinistra (aveva per tre volte responsabilmente votato contro e ora aveva l’occasione per affossare per sempre questa legge, e con lei i loro nemici (dichiarati) del M5S. Invece si è accucciata, buona buona, accanto a loro, trasformandoli in vincitori.

Detto brutalmente la Lega prima, Pd-Italia Viva poi hanno pagato una “tangente politica” al M5S solo per sopravvivere loro e i loro miserabili giochetti politici. Mi auguro che i cittadini elettori non lo dimentichino nell’ombra dell’urna. Questi parlamentari devono essere (concettualmente) licenziati per manifesta incapacità professionale e comportamenti organizzativi inidonei al ruolo. Non c’è nulla di politico in questa mia analisi, solo il rispetto della nobiltà del voto popolare.

Sono stupefatto che tutti i partiti storici non abbiano capito che il M5S non è né un partito né un movimento politico, ma altra cosa, quindi non è possibile alcuna relazione politica seria con loro. Ragionando in termini manageriali questa è un’Agenzia pubblicitaria, posseduta da una Piattaforma digitale, ne segue le logiche e come tale deve essere trattata. Una Agenzia con due ruoli: produce sia comunicazione (above the line per i media, classici o digitali, e, attraverso loro, raggiunge i cittadini) sia promozione (below the line attraverso il telemarketing e il digitale). Sono stupefatto che i politici di professione non sappiano distinguere il processo markettaro che ne sta alla base: “comunicativo” (per prendere i voti), “promozionale” (per cercare di riprendere, dopo aver governato, quegli stessi voti o più).

A marzo 2018 il M5S ha preso il 34% dei voti sulla base della promessa del “Reddito di Cittadinanza”, poi dopo 14 mesi di governo, pur avendolo realizzato (si è scoperto subito che era una banale forma di elargizione di quattrini tipo lotteria) hanno perso il 50% di quei voti, precipitando al 17%. Lo stesso processo, seppur invertito, è avvenuto per la Lega che a marzo 2018 aveva preso il 17% dei voti per la sua dichiarata fermezza sulla politica dell’immigrazione e che, grazie all’eccellente execution realizzata sul campo, 14 mesi dopo ha raddoppiato i suoi voti, al 33%. Ma subito dopo il loro leader si è suicidato per manifesta incapacità di visione strategica. E oggi appare invecchiato, in primis nel linguaggio, sia del corpo che verbale, avendo bruciato tutta la sua freschezza espositiva di un tempo. La politica è vita e la vita bisogna saperla vivere.

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