Il telemartire è servito: provvedimento disciplinare per Bortone

Non si placano le polemiche in viale Mazzini: al centro del dibattito la conduttrice di “Che sarà”, protagonista dello Scurati-gate

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conte emiliano

Sono passate più di due settimane dallo scoppio del dibattito sulla censura (inesistente) del monologo sul 25 aprile di Antonio Scurati in Rai, per la precisione a “Che sarà”, programma condotto da Serena Bortone su Rai 3. La sinistra si è schierata immediatamente dalla parte dello scrittore ossessionato da Mussolini, che ha impiegato tre, forse quattro, secondi a fare il martire. Vi abbiamo raccontato come sono andate in realtà le cose e non è il caso di tornarci ulteriormente, perché vorrebbe dire dare ulteriore spazio a certe polemiche e a certi personaggi. Ma la querelle mica è finita: torniamo alla già citata Bortone, grande paladina contro la censura nella televisione di Stato.

Attualmente in libreria con il suo ultimo libro (ma si è maligni a ipotizzare un nesso), la giornalista attaccò frontalmente la Rai – cioè chi la paga e le permette liberamente di fare il suo mestiere. Ebbene, la Bortone annunciò che il monologo di Scurati era stato annullato senza spiegazioni, scatenando le proteste strumentali di sinistra & Co. contro il governo. Non paga, come gesto di sfida o forse come omaggio a chi lotta contro il “regime” Meloni, presentò l’intervento di Scurati durante la sua trasmissione, convinta di fare un torto all’esecutivo o forse per strizzare l’occhio a qualcuno. Ma ora sono previste nuove polemiche sul dossier: ieri in commissione di Vigilanza Rai della Camera dei deputati l’amministratore delegato Roberto Sergio ha annunciato di aver avviato un procedimento disciplinare contro di lei.

Come già avvenuto in altri casi – e non dunque in maniera mirata – la Rai ha contestato la violazione della normativa della policy aziendale: anche in Viale Mazzini ci sono delle regole che devono essere rispettate da tutti i dipendenti e la normativa vieta di rilasciare dichiarazioni pubbliche su attività, notizie o fatti aziendali. Attenzione: la contestazione è un atto dovuto e seguirà l’iter previsto dal regolamento. Nessuna vendetta, nessun trattamento speciale, niente di niente. Sergio ha evidenziato che “la vicenda ha creato un danno reputazionale all’azienda e a tutti i dipendenti, con un’accusa di censura inesistente”. Con buona pace della presentatrice.

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Senza nemmeno aver provato a capire la natura del procedimento, il Pd è partito all’attacco e si è immediatamente schierato al fianco della Bortone, l’erede di Scurati in qualità di martire. Senza pesare le parole, i componenti dem della commissione hanno parlato di “atto arrogante, minaccioso, intimidatorio”. L’Usigrai ha naturalmente cavalcato l’onda, ma non fa più notizia ormai. Ma se un dipendente pubblico non rispetta le regole bisogna lasciare correre? Bisogna chiudere l’occhio se il dipendente in questione ha simpatie rosse? Qual è il comportamento da adottare? Se al posto della Bortone ci fosse stato l’ingiustamente chiacchierato Pino Insegno, se fosse stato lui a denunciare una censura mai avvenuta per scatenare una campagna anti-governo, cosa sarebbe successo? Quesiti più che leciti, che smascherano il vergognoso doppiopesismo di certe realtà. Ora la Bortone probabilmente continuerà a fare la vittima, sia per raccogliere maggiori consensi sia per vendere qualche copia in più: è comprensibile, ma ricordiamoci anche dove si trova la verità.

Franco Lodige, 9 maggio 2024

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