Di cosa stupirsi? Di nulla. Abdesalem Lassoued, l’attentatore tunisino che ieri sera ha ucciso due persone a Bruxelles, che ha rivendicato la sua appartenenza all’Isis e “vendicato i musulmani”, era sbarcato a Lampedusa nel 2011. Repetita iuvant: di cosa stupirsi? Di nulla. Perché la piccola isola italiana è la porta europea per l’approdo dei migranti. Perché da anni le intelligence di mezza Ue lanciano l’allarme sul rischio che i terroristi sbarchino sulle coste italiane o che i migranti si radicalizzino una volta arrivati in Europa. Perché in fondo Lassoued non è il primo che, prima di commettere una strage in Francia o in Belgio, passa dall’Italia dove viene identificato, fotografato, schedato. Ma mai fermato.
Secondo quanto apprende l’Ansa, infatti, l’attentatore tunisino è a bordo di un barchino quando nel 2011 lascia la Tunisia e approda nel Vecchio Continente. Resta in Italia qualche mese, chiede asilo alla Questura di Torino, poi si dirige in Svezia. Qui viene espulso, torna in Italia pare nel 2014 a Torino come “dublinante”, poi di sicuro nel 2016 viene identificato a Bologna dalla Digos qui avrebbe fatto richiesta di essere ammesso al programma di protezione internazionale. Poi? Poi di lui si perdono le tracce. L’intelligence lo monitora, ma lui trasferisce in Belgio, benché nel 2021 un video lo ritragga a Genova (e sarà segnalato pure a Trento).
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Partiamo da un punto fondamentale: Lassoued non era un profugo. Ha presentato richiesta di asilo in Belgio nel 2019 ma le autorità gliela hanno negata nell’ottobre del 2020. Dunque era a tutti gli effetti un irregolare, peraltro già espulso dalla Svezia, che però girava liberamente per l’Europa. Nel 2022 una persona in un centro di accoglienza lo denuncia Secondo la ministra per l’Asilo e la Migrazione belga, Nicole de Moor, a un certo punto “sparisce dai radar”. Ma in verità resta nel Paese e scampa al rimpatrio, non essendo stato segnalato nei centri di accoglienza federale né agli uffici per l’immigrazione. In mano aveva un ordine di lasciare il Belgio che ovviamente ha trattato come carta straccia.
Nel 2023 riappare all’attenzione della polizia belga per la denuncia di un occupante di un centro per migranti di Campigne, vicino ad Anversa. Secondo il denunciante, Abdesalem sarebbe stato condannato in Tunisia per terrorismo. In realtà, stando a quanto risulta alla polizia belga, la condanna era legata a reati comuni. Fatto sta che per martedì, cioè oggi, cioè un giorno dopo la strage, Lassoued era stato convocato per un interrogatorio. Troppo tardi.
Il messaggio pieno di odio, violenza e disumanità del terrorista islamico che a Bruxelles ha ucciso “per vendicare i musulmani” nel nome di Allah.
Per questa gente non può esistere alcuna tolleranza. pic.twitter.com/FtSiJ70KDm— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) October 16, 2023
Ultimo appunto. Benché irregolare, senza documenti e un filo radicalizzato, Lassoued “frequentava una moschea”. Dunque non si rintanava in casa per paura di essere fermato ed espulso, ma viveva la comunità del quartiere Schaerbeek dove è stato poi trovato e ucciso. Il sindaco, Cecile Jodogne, assicura che era stato espulso dal centro di preghiera ma di certo nessuno della moschea ha pensato di segnalarne la clandestinità. “La figlia era in una scuola non islamista, ma confessionale riconosciuta dalla comunità francese – spiega il sindaco – Non era residente a Schaerbeek, non ha mai fatto il processo di iscrizione al Comune, era in una situazione irregolare”. Una “famiglia che apparentemente non creava problemi”. S’è visto.