C’è una strana Nemesi nell’aria, volano pulpiti, i predicatori cascano. Fedez, tribuno della plebe in Lamborghini, frigna all’omofobia e alla censura ed escono le sue canzoncine omofobe ed esce pure la pretesa, sua, di censurare altri. Scanzi si vaccina e lo fa sapere a tutti perché si aspetta di essere ringraziato come un patriota, come Tito Speri, “com’è vero che Iddio esista, così è vero che io non ho cercato altro che la verità” ma gli italiani tutto gli dicono tranne che ringraziamenti. Il Torquemada della procura di Milano, Piercamillo Davigo, quello per cui “non esistono innocenti ma solo impuniti” che si ritrova nella centrifuga, pare per una segretaria intrallazzona e allora rifiuta le interviste, le ospitate di cui è solitamente ghiotto. Beppe Grillo, che voleva spazzare via tutti senza processo, bastava la parola d’ordine, “andate a fare in culo”, “vi veniamo a prendere e vi portiamo via”, e adesso si scopre un forcaiolo del garantismo per comprensibili ragioni familiari e magari di tornaconto politico. Giuseppi Conte che si credeva dio in terra e nessuno ne sa più niente, è ridotto a rimettere insieme i pezzi di una setta scoppiata. Il suo Rasputin Rocco Casalino, che sognava in grande, troppo in grande e viveva di vendette e adesso, smaltita la sbornia mediatica del suo libro, nessuno lo cerca più. Fabrizio Corona, che a forza di entrare e uscire di galera, di imbrattarsi di sangue o salsa di pomodoro, perde definitivamente il senno e diventa macchietta di se stesso. Il lottatore continuo e indefesso. Gad Lerner il classico comunista col Rolex del compagno Fedez, che fa fuoco e fiamme contro la plebe ignobile e subalterna che non si rassegna al lockdown ma è il primo a fiondarsi in piazza Duomo, insieme ad altri diecimila, per festeggiare lo scudetto dell’Inter. Mettiamoci pure la cantante melensa Laura Pausini che parte per Los Angeles come avesse già l’Oscar in tasca e torna con le pive “ma è stato bello lo stesso”.
Per chi suona la campana? Chi sarà il prossimo grillo parlante o cantante a mordere la polvere? Magari, per cominciare, qualche giornalista manettaro, qualche coscienza civile debitamente liftata, hai visto mai con tutto questo traffico di logge vere o presunte.
La caduta degli dei
Impiccati alle loro debolezze, strangolati dalle loro stesse intransigenze, si vorrebbe dire. Ma forse c’è qualcosa di diverso e in fondo più semplice: è la sovraesposizione, la tracotanza dell’apparenza, tutti questi non pagano tanto il conto del moralismo quanto il fatto che dai e dai hanno rotto i coglioni, hanno saturato il sistema e il sistema ha reagito, li ha rigurgitati, li ha espulsi. Almeno quanto a consistenza, poi resteranno disperatamente nell’alone mediatico ma insomma la loro credibilità è sparita. Tanto più che era puramente numerica, si fondata sul calcolo dei follower, dei seguaci da tastiera, questa follia dei nostri tempi per cui chi ha più fanatici più ha ragione. Oramai per definire uno che invade la sfera del pubblico dibattito, delle polemiche, non si cita più il curriculum ma la fuffa dei social: “Pippo Pallo, opinionista, due milioni di follower su Instagram, uno e otto su Tik Tok”. Un “capitale umano” che rende molto in termini di pubblicità mediata e di opportunità professionali, ma che per lo stesso motivo si presta a crolli inopinati essendo volatile come le truffe di Madoff o gli schema Ponzi. Il risultato è che, così come è stata raggranellata, la popolarità evapora insieme alla fiducia. In un attimo si può passare dall’essere famosi a famigerati, in un istante le pagliacciate, le cazzate, le ipocrisie somme unicamente finalizzate ad incrementare l’onnipresenza lucrativa emergono per quelle che erano e allora il pubblico ti sputtana, non ti perdona. Perché questi seguaci hanno tutti i difetti del pubblico informe e infame: non ragionano, non capiscono, non si sentono davvero in connessione, giocano all’osanna come al crucifige, sono sempre a caccia di un nuovo totem.