Il trionfo del buonsenso: niente Olimpiadi per la nuotatrice trans

Con buona pace di Lia Thomas e delle pretese Lgbt, finalmente un intervento in difesa delle donne

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Lia Thomas transgender olimpiadi

Si chiama buonsenso, ma a volte è naturale festeggiare anche la più scontata delle vittorie. Perché lo sappiamo: nell’epoca dominata dalla religione woke tutto – ma veramente tutto – è possibile. Anche l’assurdo, l’iperbole, la farsa. Questa volta però non c’è stato niente da fare per la minoritaria ma rumorosa comunità Lgbt: niente Olimpiadi di Parigi 2024 per la nuotatrice trans Lia Thomas. Sì, una donna transgender ha dei vantaggi fisici lapalissiani rispetto a una donna cisgender, è ovvio. Eppure qualcuno ha messo in discussione questa ovvietà, consentendo a chi ha fatto il percorso di transizione di gareggiare con le donne-nate-donne. Una stupidaggine incredibile, se consideriamo le significative differenze in termini di resistenza, potenza, velocità e forza.

Il ragionamento della Federazione internazionale di nuoto è chiaro e limpido: la Thomas, classe 1999, ha attraversato “un momento della pubertà maschile” e quindi non può gareggiare nella categoria femminile delle competizioni di alto livello. La nuotatrice trans ha provato in ogni modo a ottenere il via libera, marchiando come “non valide e illegali” le regole introdotte da World Aquatics in quanto violerebbero la Carta olimpica e la Costituzione mondiale degli sport acquatici. Armati di senno, i giudici del Tas le hanno dato torto, stabilendo la definitiva esclusione da Parigi 2024. Le gare sarebbero diventate una farsa: la Thomas nel 2022 sconfisse due medaglie d’argento olimpiche distanziandole di oltre un secondo: dati impressionanti, ma inevitabilmente “truccati”.

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Si tratta di una decisione importante, che finalmente protegge lo sport femminile. Le pretese arcobaleno avrebbero messo a repentaglio la regolarità della competizione, sbilanciando completamente le forze in campo in favore delle atlete trans, favorite per via della natura. La base dello sport è l’equità e questa sarebbe venuta meno con la Thomas in gara con altre donne. Anche perché l’atleta non ha iniziato il percorso di transizione nel corso dell’adolescenza, ma nel 2019, quando prese il via la terapia ormonale sostitutiva. Avendo attraversato la pubertà maschile, ha connaturato un notevole vantaggio rispetto alle atlete femminili da diversi punti di vista. In un mondo al contrario – come direbbe il generale Vannacci – c’è ancora qualche timido segnale di riscossa: questo piccolo passo potrebbe risultare decisivo in futuro, quando l’ideologia integralista della galassia arcobaleno avrà sempre meno voce in capitolo. Con buona pace dei poliziotti del woke.

Franco Lodige, 13 giugno 2024

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