Il vaccino è sacro ma non ci renderà liberi

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Siamo alle task force di giornalisti che si scavalcano come scarafaggi per inquadrare un camioncino diretto in un ospedale: dentro c’è il sacro vaccino, ma l’Aifa, l’agenzia del farmaco, ha detto che il vaccino non eviterà il protrarsi di “misure di contenimento sociale”. Quanto a dire il Comma 22 in tempi di Covid: chi vuole essere libero deve vaccinarsi, ma chi si vaccina non può essere libero. Allora a cosa serve il vaccino?

Campagna petalosa, paralisi economica

Tutti hanno almeno un’automobile, il business dei veicoli elettrici è un flop, la moda dei pannelli solari è durata una mesta stagione, siamo stracolmi di giocattoli tecnologici: che inventarsi nella transizione ludico-tecnologica chiamata a sfornare nuovi dispositivi ancora più potenti, divertenti? Il balocco vaccino, imposto con una campagna mediatica planetaria dagli accenti petalosi: i comprensori a forma di fiore, i disegnini colorati, gli infermieri che ballano. Non si era mai vista, non essendo pensabile, una campagna per un ritrovato medico, scientifico in grado di salvare l’umanità, ma se va fatta, e la fanno, è il segno che l’umanità non si fida, non è convinta.

E con buone ragioni: dopo un anno nessuno sembra ancora saperne granché sul virus, sulle sue mutazioni, sugli antidoti, frettolosi e sperimentali, men che meno sul modo di fronteggiare l’emergenza, fin qui gestita esclusivamente con la paralisi economica e sociale. Un battage serve per lanciare un nuovo prodotto e il vaccino è un prodotto, un affare e un gadget, se non ce l’hai sei sfigato, se te lo fai “avrai dei premi” come dicono i virologi ayatollah. Chi è il profeta dei giocattoli tecnologici? Bill Gates, e chi è che ha riconvertito le sue fortune sul vaccino? Sempre Bill Gates.
L’infantilismo sociale di cui parla Francesco Cataluccio ha buone ragioni, affonda nell’immaginario collettivo che è sempre favolistico, misticheggiante e qui non si discute il Covid, la pandemia o il vaccino in sé quanto il modo di imporlo, di contrabbandarlo.

Clausura totale

Tutto è gioco, ma un gioco sporco, anche pericoloso: il camioncino coi vaccini è scortato, blindato perché fa scena ma anche perché si sa che le mafie sono pronte a sottrarre le fiale alimentando un loro mercato nero, esattamente come per le droghe che si vorrebbero legalizzare pensando che basti a scoraggiare la delinquenza strutturata, organizzata. Meno se ne sa e meno si sa, più cresce il bisogno di fermare tutto, di restare alla clausura totale. Ma la questione non è sanitaria, è politica: Renzi ricatta da par suo Conte, “la verifica è spostata dopo le feste” e questo significa che il paese resterà sotto chiave ben oltre il 6 di gennaio. Del resto hanno già cominciato a mettere le mani avanti, “non siamo pronti coi vaccini” e anche questo è molto infantile, aspettarsi che chi ci ha negato la libertà si redima e ci renda la libertà con tante scuse: una aspettativa senza alcun fondamento razionale, dettata unicamente dal provvidenzialismo mistico o magico che resta l’ultima spes dei disperati.

Ma se uno riflette, se si ferma a ragionare, capisce che non può aspettarsi niente da gente che tira avanti col carburante delle menzogne delle quali poi accusa infallibilmente cittadini sempre più rassegnati e terrorizzati. I diritti ridotti a elargizioni. “Vi concediamo di spostarvi tra paesi confinanti” ha detto l’ex nullafacente Di Maio messo a capo della Farnesina. Lui come il resto di una nuova classe padronale di scappati di casa che aspettano solo la fine della legislatura per vivere di rendita col vitalizio, altro che abolirlo, e che per non perderlo sono disposti a tutto.

Molto è colpa del paese fellone, che maledice i politici a distanza ma appena ne scorge uno si precipita in ginocchio a mendicare ogni genere di favore, di vantaggio: la maschera eterna dell’Arlecchino “servo suo, sior”, del Tassinaro Sordi che carica Andreotti e subito gli chiede un posto per il figlio. Così va a finire che il potere non tollera più obiezioni e si scandalizza sinceramente se un cittadino per la strada osa contestarlo: ma che, si è ribaltato il mondo? Ma chi è questo o questa che si ribella al ruolo di suddito? Non più l’uomo qualunque che insegue il politico di potere ma quest’ultimo che insegue il cittadino, lo strattona, lo intimidisce.

Natale illiberale

Usciamo da un Natale allucinante, mortifero, dopo avere assistito nel corso di un anno alla repentina e illegale privazione di tutte le libertà fondamentali, allo stracciamento della Costituzione, a una legislazione personalistica e abusiva, all’assoggettamento o acquisto delle opposizioni, alla sudditanza dell’Unione senza scrupoli, alla distruzione dell’interno tessuto economico, al lavaggio del cervello, alla censura massiva, allo sfascio del sistema didattico, alla deresponsabilizzazione condivisa, alla rimozione della dimensione individuale, alla insufflazione di una depressione di massa che già sfocia in suicidi, risse giovanili, atti di pazzia. Fino alle rappresentazioni più assurde e offensive come i presepi in mascherina integrale, tutti dal Bambinello al bue e l’asino. Ma ancora non basta, questo incredibile Papa, che a Natale parla di vaccini invece di Gesù Cristo, arriva a dire che bisogna obbedire senza tante storie ai tiranni, riscoprendo vecchie tentazioni sudamericane.

Ed è grottesca la sua piattezza analitica, sconcertante quell’insistere sul Natale essenziale, spirituale, mondato dal consumismo dei regali mentre spinge sul vaccino a tout prix senza capire che il vaccino è il prodotto per eccellenza, il totem del consumismo sanitario da lanciare con “la più colossale campagna mediatica di tutti i tempi”. Salvo scoprire che la Pfitzer, salvatrice dell’umanità, ha messo nel bugiardino che non risponde di eventuali danni collaterali a lungo termine. Quale termine? E quali danni? Squame, sviluppo di zampe e antenne, tumori?

Il vaccino, come già prima la mascherina e il tampone, salverà anche l’umanità ma per ora è servito a dividerla, gli ossessivi e gli zelanti accolti, gli scettici marchiati come folli criminali da rinchiudere, da eliminare. Non la vedete la mutazione antropologica, non li scorgete in giro gli ipocondriaci, perfino gli adolescenti che invece di assecondare le loro tempeste ormonali si conciano con armature medievali e chiamano il controllore se uno, a dieci metri di distanza, porta la mascherina storta sul naso?

Potremmo anche sopportare questo Natale senza gioia e senza festa, considerandolo un incidente nel percorso della vita, ma tutto lascia pensare che sia invece un debutto, che la grande trasformazione neosocialista continuerà, che altri Natali “spirituali” e pieni di sacrifici penitenziali ci attendono e non solo i Natali, è tutta la vita che resta ad apparire ormai programmata in questo vuoto. C’è un limite di insofferenza, di reazione, varcato il quale tutto diventa possibile; gli occidentali in genere, gli italiani in particolare sembrano avere esaurito la capacità critica, l’esasperazione, la voglia di reazione. Accusano la sindrome del lager, o di Stoccolma, fate voi, aspettano nuove varianti di varianti, nuovi vaccini, nuovi danni da curare con nuovi vaccini e così via fino alla fine del loro tempo mortale.

Max Del Papa, 27 dicembre 2020

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