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Il vaccino inglese alla faccia della Brexit e della carestia di farmaci

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Procede verso la conclusione il negoziato tra Londra e Bruxelles sul dopo-Brexit. Il primo segnale di accordo è stato annunciato dal vicepremier britannico, Michael Gove, e dal vicepresidente della Commissione europea, Maros Sefcovic, che confermano l’eliminazione del confine “commerciale” fra l’Irlanda del Nord britannica e la Repubblica d’Irlanda, evitando che potessero risvegliarsi anacronistiche tensioni fra indipendentisti e unionisti, con Unione Europea che si dichiara disponibile a fare controlli meno rigidi sulle merci in transito fra Gran Bretagna e Irlanda del Nord.

Intesa Ue-Gran Bretagna

Dunque, con l’intesa si “pacificano” le frontiere irlandesi e si stabilisce una convergenza di principio sui dossier e sui meccanismi di operatività dell’accordo di recesso. Un primo segnale positivo, che sia il Regno Unito che l’Ue possono rivendicare, è aver evitato ancora il no deal, cioè una Brexit senza accordo che avrebbe generato conseguenze economiche penalizzanti ed estreme con l’innalzamento di dissuasive barriere doganali per il commercio.

Al netto delle difficoltà, la stessa Angela Merkel oggi ha parlato di “accordo ancora possibile”. Si va così profilando, in attesa dell’incontro tra Boris Johnson e Ursula von der Leyen, uno scenario che smentisce le Cassandre disfattiste che profetizzavano effetti dannosi per gli inglesi dopo il plebiscito pro Brexit. Coloro che immaginavano un Regno Unito isolato e in difficoltà persino nell’approvvigionamento dei farmaci dovranno ricredersi e riconoscere i ritardi degli Stati europei nella campagna di vaccinazione, che è, invece, iniziata in Inghilterra.

Immunità inglese

Probabile che gli inglesi raggiungeranno, prima di tutti, l’immunità di comunità per ritornare al pieno godimento della quotidianità affrancata dal virus, ottenendo quel passaporto vaccinale che gli consentirà un anticipata mobilità internazionale.

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