“Caminante, no hay camino,
se hace camino al andar”
“Viandante, non esiste un cammino,
si fa strada camminando”
Antonio Machado
La forza della letteratura è grande e quel che solo intuisci da adolescente è un seme potente nel terreno dell’io che germoglierà al momento giusto, anche dopo un tempo lunghissimo. E così oggi, per me, caminante, quelle parole hanno acquistato un significato sostanziale e mi sussurrano un segreto: è nella relazione onesta e costante con il vivere che si fa il cammino, la strada. Il coinvolgimento con il presente costruisce il nostro destino, senza strategie e inutili teorie, questa è dunque la nostra missione e si compie semplicemente accadendo e interrogandoci, esigendo una risposta. Se si vuole procedere, insomma vivere, bisogna essere disposti a rispondere a tali provocazioni della realtà, prendendosi le proprie responsabilità, volta per volta.
Preparare un pranzo, portare a termine un lavoro, affidarsi a un medico, ripararsi dalla pioggia, ascoltare i propri figli, partecipare a un incontro decisivo, accogliere la solitudine. Che cos’è la responsabilità? È una parola che implica il dare una risposta ai fatti, che hanno una loro inevitabilità, non ci lasciano la possibilità di non decidere e questa faccenda può essere interpretata come una disgrazia oppure come una grande tenerezza dell’esistenza che ci toglie dalle mani il timone e ci costringe a fidarci, a scegliere senza scuse.
In questa dinamica, perché di movimento si tratta, tutto in noi si muove, tende, dalla punta del polpastrello all’alluce, e così agiamo. La responsabilità ha a che fare allora con la nostra compiutezza, nell’esercitarla infatti si forma e perfeziona l’espressione di quello che siamo, la nostra identità. Ciascuno può appurare se ha preso in considerazione i fatti o è rimasto indifferente, cioè se ha messo in circolo una parte di sé oppure no, la responsabilità è dunque il nostro personalissimo modo di stare al mondo.
Questa coscienza non toglie la paura di giocarci in ciò che non sappiamo immediatamente decifrare e controllare, ma è in quel luogo speciale, in quello spazio mescolato al tempo, all’affettività e alla creatività che acquistiamo senso e il nostro cammino si fa camminando. Occorre lasciarsi generare da questa fiduciosa relazione con la realtà, anche se noi tutti abbiamo la tentazione di evitare questo impatto, perché abbiamo paura di ciò che non abbiamo prima concepito con la mente e che sta al di là delle nostre ipotesi.
Basta poco tuttavia, basta cimentarsi con cuore attento, compresi nel fare quel che si fa e la danza con l’imprevisto inizia, le resistenze diventano sempre più sottili fino a scomparire. Prima persi nei nostri pensieri e ragionamenti, ora li mettiamo da parte e ci lasciamo guidare dagli eventi, rispondiamo al presente, al momento opportuno, restituiamo ciò che siamo e diventiamo nuova creatura vibrante di vita in un cammino più appassionante del previsto.
Fiorenza Cirillo, 6 agosto 2024
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