“Il Vaticano è mafia”. La dichiarazione choc del leader comunista

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L’industria petrolifera USA ripudia la complicità di Biden con Maduro

“Ogni barile di greggio venezuelano che il governo importa non fa che sostenere ulteriormente il regime di Maduro e finanzia indirettamente la guerra della Russia in Ucraina”. L’accusa a Biden questa volta arriva da Tim Stewart, presidente della US Oil and Gas Association. Di certo il presidente era arrivato alla Casa Bianca promettendo un’agenda green iniziata con la cancellazione dell’oleodotto Keystone XL e un contenzioso con alcune aziende del settore. Tuttavia, dopo che Putin ha invaso l’Ucraina, Biden ha deciso di importare petrolio dal Venezuela per combattere l’aumento dei prezzi dell’energia durante la guerra russa. Così Washington si è rivolta al dittatore venezuelano Maduro per avere il greggio che le mancava, dopo l’imposizione di sanzioni a Mosca. Si parla molto della questione da quando Biden ha autorizzato Chevron, la seconda compagnia petrolifera degli Usa, ad acquistare barili dalla compagnia statale PDVSA, dopo quattro anni di sanzioni. Ora la ricaduta sta preoccupando l’industria USA, come ha spiegato Robert Rapier, ingegnere con 25 anni di esperienza nel mercato, “è davvero triste vedere il modo in cui Biden tratta la nostra industria petrolifera, mentre chiede favori a paesi come Venezuela e Arabia Saudita”. L’esperto osserva inoltre che “invece di lavorare con l’industria petrolifera Usa, il presidente Biden vi si avvicina con totale ostilità e la critica di continuo”.

Infatti, nello stesso momento in cui il presidente ha cancellato l’oleodotto di 1.800 chilometri – che avrebbe coperto unito l’Alberta (Canada) alle raffinerie di Texas e Illinois – ha chiesto al Congresso di applicare sanzioni alle società petrolifere USA. Di conseguenza, Maduro è la sua soluzione ideale, anche se politicamente difficile da spiegare ai suoi concittadini. Molte sanzioni verso Caracas sono state ammorbidite e questo aiuta la dittatura venezuelana a garantirsi un reddito, ma a pretendere sempre di più, anche perché Biden ha permesso a Maduro di riprendere il business petrolifero con l’Europa. Oltre alle critiche del settore petrolifero statunitense, Biden danneggia anche la sua agenda verde che aveva promosso in campagna elettorale per ottenere i voti dei progressisti perché, secondo gli esperti, “il Venezuela ha la produzione di petrolio più inquinante e bituminosa del mondo”. Indipendentemente da ciò, Chevron sta spedendo ora 106.500 barili in media al mese dal Venezuela negli Stati Uniti, secondo i dati di Reuters, ma l’obiettivo è di arrivare entro fine 2024 a tre milioni di barili di greggio pesante all’anno.

Daniel Ortega: “la Chiesa cattolica è una mafia” e il “Papa deve essere eletto da un voto popolare dei cristiani!”

Durante un atto ufficiale in cui ha onorato l’eroe nicaraguense Augusto Sandino, ieri il dittatore del Nicaragua ha affermato che Gesù Cristo è risorto dai morti “non per l’esempio che danno sacerdoti, vescovi, cardinali e il papi, che sono una mafia. Guardate quanti crimini hanno commesso e continuano a emergere ogni giorno per cui vengono processati! Crimini che commettono per avere regolamenti assurdi”, ha detto Ortega. Il leader sandinista ha accusato i vertici della Chiesa cattolica di aver commesso “reati in campo finanziario” e ha assicurato che “in questo momento c’è un processo in Vaticano per come hanno sottratto milioni, perché hanno sempre gestito milioni”.

Ortega ha poi affermato di non rispettare “né i re, né i papi, né i vescovi nicaraguensi. Che rispetto posso avere per i vescovi che ho incontrato in Nicaragua, se erano somozisti? Ero un bambino quando fecero il funerale di Somoza e i vescovi lo seppellirono come un principe della Chiesa, vale a dire, come se fosse un cardinale della Chiesa cattolica”. Poi Ortega si è interrogato sul metodo di elezione del Papa: “Chi lo elegge? Quanti voti ottiene il Papa dal popolo cristiano? Se vogliamo parlare di democrazia, il popolo dovrebbe eleggere prima i preti delle città, poi i vescovi, i cardinali, e dovrebbe esserci un voto tra il popolo cattolico ovunque perché anche il Papa venga eletto con voto diretto popolare!”. “Decida il popolo e non la mafia che si organizza in Vaticano!”, ha tuonato, sostenendo poi che Gesù Cristo era la sua ispirazione per diventare un rivoluzionario e ha elogiato il fatto che il figlio di Dio “non si vestisse come i vescovi, tanto meno come i cardinali o il papa, né viveva in palazzi come fanno i cardinali e il papa. Dicono che sono comunista, e l’ho detto in altre occasioni quando me lo hanno chiesto: sono un rivoluzionario grazie a Cristo. Attraverso Cristo sono diventato un rivoluzionario e solo dopo ho incontrato Marx ed Engels”. Poi il dittatore ha concluso che “Cristo è colui che porto sempre nel mio cuore” e che “il socialismo che il mio governo promuove, è in verità il cristianesimo ed è ciò che difendono oggi i nicaraguensi e il Fronte sandinista di liberazione nazionale”.

Gli Stati Uniti e la dittatura del Nicaragua

C’è un fatto poco noto che merita più attenzione dopo la decisione del dittatore nicaraguense Daniel Ortega di deportare 222 prigionieri politici e toglierne la nazionalità insieme ad altri 92 oppositori: il regime di Ortega sta beneficiando di un enorme aumento delle esportazioni del Nicaragua verso gli Stati Uniti. Le esportazioni nicaraguensi verso gli Stati Uniti sono infatti passate da 3 miliardi di euro nel 2017 a un record di 5,5 miliardi nel 2022, quasi il doppio negli ultimi sei anni. Non è un caso che a Ortega non importi nulla di essere considerato uno dei peggiori violatori dei diritti umani al mondo: l’economia del suo paese è cresciuta nell’ultimo lustro, e in gran parte grazie agli Stati Uniti.

Paolo Manzo, 23 febbraio 2023


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