Tanto è grande il Pontificato di Bergoglio verso i nuovi mondi quanto è piccolo per le vicende italiane. In gran segreto, gli uomini della sicurezza stanno preparando un viaggio in Giappone che, con ogni probabilità, farà una tappa sul territorio cinese dopo l’accordo storico con Pechino molto criticato dagli ultraconservatori.
Ma se a Tokyo e Pechino si sogna, a Roma si litiga. L’ennesima puntata durante il Consiglio permanente della Cei, dove si doveva discutere di grandi temi, dall’immigrazione al lavoro dei giovani, e invece si è impantanato sull’emergenza della sostituzione del segretario generale Nunzio Galantino, nuovo presidente dell’Apsa, l’amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica. Il vescovo ciellino di Taranto, Filippo Santoro, ha presentato una mozione per chiedere che la nomina venisse delegata all’assemblea generale, modificando lo statuto che prevede che sia fatta dal Papa, e che fosse conferibile anche a un non vescovo. Da qui si è accesa la bagarre in stile assemblea del PD.
Nelle settimane precedenti, il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente Cei, era stato dal Papa per promuovere la nomina a Segretario generale di don Ivan Maffeis, attuale sottosegretario incaricato dell’ufficio comunicazioni che ha gestito con Matteo Salvini “l’affaire Diciotti”. A stretto giro di posta, anche monsignor Galantino (molto irritato per l’essere stato tagliato fuori dalle trattative) era riuscito a farsi ricevere dal Pontefice ed era tornato in Cei con uno scritto di Francesco dove veniva disposto che la nomina del segretario generale fosse ancora riservata ad un vescovo. Mossa errata, perché ha aperto la stura a una serie di “precisazioni” sul suo mandato con fiumi di euro destinati alla comunicazione. È stato il cardinale Bassetti a piombare la discussione annunciando che i vescovi, il giorno dopo, avrebbero dovuto presentarsi in Consiglio, ciascuno con una busta chiusa contenente i nomi dei candidati desiderati e che le buste sarebbero state consegnate al Papa.
Il mattino dopo qualcuno ha invece proposto che le buste venissero aperte e i nomi raggruppati in base al numero delle indicazioni. Informato della piega che stava prendendo il summit, Bergoglio ha tirato fuori il coniglio dal cilindro, nominando, a sorpresa, Segretario della Cei l’ennesimo Focolarino, il vescovo di Fabriano, Stefano Russo, originario di Ascoli Piceno come il cardinale di L’Aquila, Giuseppe Petrocchi, influente membro del Movimento dei Focolari e amico del segretario arabo del Papa, il cairota Yoannis Lahzi Gaid. Questa nomina conferma come il Movimento sembra essere il “serbatoio” da cui Papa Francesco ama attingere quando le liti, dentro e fuori il Vaticano, intorbidiscono le acque. Opus Dei e Comunione e Liberazione, per anni assi pigliatutto, si leccano le ferite. Con Bergoglio, come direbbe Briatore, sono per adesso “fuori”.
Luigi Bisignani, 7 ottobre 2018