Esteri

Il vergognoso caso Sanchez che la sinistra ignora

Arrivano al pettine i nodi della maggioranza raccogliticcia spagnola. Ma la deriva chavista a Madrid dovrebbe preoccupare tutti

sanchez spagna

Titolava due giorni fa Der Spiegel: “Il vergognoso spettacolo di Pedro Sanchez ha convertito la politica spagnola in una telenovela”. Ma cosa sta succedendo nel paese iberico? Per capirlo bisogna tornare all’esito elettorale del luglio scorso, quando il socialista Sanchez, pur perdendo le elezioni, ha messo in piedi una maggioranza con una varietà di partiti che hanno idee e storie diverse, compresi gli indipendentisti catalani e Bildu ossia gli ex terroristi dell’Eta che in passato hanno ucciso diversi esponenti del suo partito sollevando per altro la critica dei vecchi dirigenti socialisti come Gonzalez, scandalizzato per questa scelta.

Per mettere insieme questa maggioranza Sanchez ha dovuto pagare dazio promettendo tra le altre cose una amnistia per i golpisti catalani, palesemente incostituzionale, che ha fatto insorgere non solo l’opposizione di centro destra, ma anche tutta la magistratura che ha cominciato a porre dei paletti al governo facendo irretire il Presidente del Consiglio. Ma visto che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, ad una situazione politica incerta e in salita, si sono aggiunti una serie di scandali che hanno colpito tra gli altri prima un suo ministro, già suo braccio destro e responsabile dell’organizzazione del partito il valenciano José Luis Abalos accusato di aver preso tangenti nella vendita di mascherine durante il covid e successivamente gli scandali hanno toccato anche sua moglie accusata di traffico di influenze.

Quando la settimana scorsa è stata resa pubblica la notizia dell’indagine sulla consorte, Sanchez ha pensato bene attraverso X, il vecchio Twitter, di mandare una lettera alla cittadinanza dichiarando che avrebbe preso cinque giorni di pausa per riflettere se valesse la pena continuare e sospendendo ogni sua attività, lasciando allibito tutto il modo politico e mediatico per un atto che non si era mai visto nella storia non solo spagnola, ma di nessun paese democratico occidentale.

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L’obbiettivo di Sanchez, come ha spiegato molto bene l’ex primo ministro Aznar in un articolo pubblicato nel blog della sua fondazione Faes, è stato quello di montare manifestazioni di piazza a suo favore, cosa effettivamente avvenuta durante il fine settimana, per poi poter chiedere più poteri per eliminare l’autonomia giudiziaria, la stampa avversaria che lui accusa di divulgare fake news e il potere del senato dove lui è in minoranza.

Effettivamente lunedì scorso Sanchez ha sciolto la riserva dicendo che sarebbe rimasto per combattere il “ritorno dei fantasmi del passato” e preannunciando iniziative sulla magistratura, la libera stampa e il potere del senato.

Nei prossimi giorni vedremo una battaglia decisiva per la democrazia spagnola proprio sulla riforma elettorale del CGPJ ossia il nostro Csm, che oggi viene eletto per la metà dalla camera dei deputati e l’altra metà dal senato con una maggioranza qualificata dei tre quinti cosa che impedisce a Sánchez di averne il controllo e blocca ad esempio il suo tentativo di zittire la magistratura sia sul tema amnistia che sugli scandali che hanno travolto la sua compagine di governo.

Una deriva chavista che dovrebbe preoccupare tutti noi, per ora tappata dal fatto che in Europa i socialisti, che governano con il PPE, stanno tutelando Sanchez, ma se il vento del cambiamento delle prossime elezioni europee porterà a nuove maggioranze per il Chavez spagnolo la vita potrebbe complicarsi ulteriormente. Tutti guardano all’Ungheria di Orban, ma ciò che sta facendo Sanchez in Spagna è uguale se non peggio visto che almeno Orban, a differenza di Sanchez, le elezioni politiche le ha vinte

On Enzo Raisi Herrero, 2 maggio 2024

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