Cronaca

Il vergognoso video del rapper che vuol sparare agli sbirri

Choc a Trapani: l’artista sul palco invita tutti a saltare contro i carabinieri. E dal suo “repertorio” spuntano canzoni tutt’altro che indimenticabili

Accogliamo con enorme piacere le parole del sindaco della città di Trapani, Giovanni Tranchida, sul palco del Green Valley Pop Fest con cui ha preso le distanze dai beceri inni di El Matador, al secolo Dylan Nicolas Potenza, ovvero “chi non salta carabiniere è” e “chi non salta collaboratore di giustizia è”. Tra le tante idiozie, le parole “c’ho una Glock per sparare agli infami, alle guardie, ai laziali e a tutti i miei rivali” cantate sul palco ci hanno indispettito ed il segretario provinciale Italia Celere di Trapani, Alberto Lieggio, d’accordo con la segreteria nazionale, ieri sera ha proceduto a denunciare alla Procura della Repubblica di Trapani i gravi fatti perpetrati.

Sì, siamo indignati perché tanti giovani seguono questi fenomeni da baraccone e siamo preoccupati perché invece di scegliere il bene scelgono il male. Non è normale quello che sta succedendo a questa società, che sta deviando verso una deriva di immoralità, cattiveria, follia e prepotenza. Nell’era della pace, dell’inclusione, delle libertà, dell’amore a tutti i costi abbiamo il più alto tasso di drogati, ubriachi alla guida, violenze, risse e tutti i reati in cui a rimetterci sono le brave persone che provano a vivere nella legalità.

Già indispettiti perché proprio nella terra siciliana abbiamo visto troppi morti per colpa della mafia, questo pseudo artista si è permesso di attaccare i carabinieri, a cui va il nostro omaggio e ringraziamento nei secoli, ed i collaboratori di giustizia che sono quelli che ci hanno permesso negli anni di arginare il fenomeno mafioso. Troppe famiglie piangono ancora i loro familiari uccisi barbaramente da Cosa Nostra: giusto ieri abbiamo omaggiato la memoria di Antonino Cassarà e Roberto Antiochia, uccisi a colpi di kalashnikov da cosa nostra 39 anni fa.

Questo tizio merita la galera per il solo fatto di aver disonorato la memoria di tutti gli uomini in divisa hanno lottato e sono morti anche per la sua libertà. Penso a Roberto Antiochia, che col suo corpo ha cercato di fare scudo al vice questore Cassarà, senza riuscire a salvarlo. E oggi questo si permette di dire che con la Glock spara ai poliziotti? Sarà sempre una canzone ma non puoi farlo, non devi farlo. E per questo ti denunciamo!

Mi chiedo: ma con quali valori stanno crescendo queste giovani generazioni? Milioni e milioni di persone seguono certi artisti, ma si rendono conto che così preferiscono la schiavitù alla libertà? Una società malata senza più valori alla ricerca dell’impunità, della prepotenza e dell’individualismo. Chi indossa una divisa dà tutti i giorni esempio di altruismo e senso di libertà, eppure viene considerato cattivo, fascista e pericoloso. E cos’è allora un “artista” che parla di sparare ai poliziotti e inneggia contro carabinieri e collaboratori di giustizia?

 

Credo sia umiliante anche il solo fatto di doversi attivare per denunciare: di fronte a questi fatti gravi si dovrebbe procedere d’ufficio.

Un’ultima cosa. Chi scrive è un tifoso romanista e questo “fenomenale” artista nella sua canzone dice di avere una Glock per sparare ai laziali. Ebbene, da sportivo e amante del calcio mi vergogno del fatto che un elemento del genere dica certe cose indossando la maglia della squadra che indosso sin da bambino. Chiedo scusa umilmente a tutti i tifosi laziali per queste riprovevoli parole di morte: il calcio è sport e lo sport è inclusione e abbraccio, non potrà né dovrà mai essere divisione o lotta. Questo ragazzo si vergogni e chieda scusa: è ancora in tempo per dare un esempio di libertà e pace.

Insomma, noi poliziotti sogniamo un mondo giusto e libero dove ci si possa esprimere nel rispetto degli altri e della legge. Invece siamo nel pieno della dittatura del politicamente corretto che sta cercando di creare una generazione di esaltati tra violenze e droghe (la finta e pericolosa libertà) per cui i problemi saremmo noi agenti, da marchiare con un numero, da disarmare, da colpire con le pistole, da allontanare dalle metropolitane per lasciare spazio a chi la gente vuol far piangere.

Andrea Cecchini – Segr. Gene. Naz. Italia Celere

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