Il Fascismo è stata un’esperienza storica per molti versi fallimentare per l’Italia, uscita malconcia da tale fase per merito degli alleati e dei partigiani che seppero da che parte collocare l’Italia e come riscattarne il nome. Ovviamente questo non esclude che ci siano state violenze criminali, ingiuste e insensate anche da parte di chi, dal punto di vista storico, stava dalla parte giusta. Si ricordino ad esempio le foibe, le donne marocchinate, il massacro dei vertici della brigata partigiana Osoppo solo perché anti-titina, e via dicendo. Ma le singole violenze anche criminali non possono, ovviamente, ribaltare in alcun modo la condanna storica e valoriale dei totalitarismi e altresì non possono sminuire l’importanza di chi lottò e si sacrificò per il ritorno della democrazia. La ragione non stava e non poteva stare dalla parte di chi ha tolto la democrazia e la libertà agli italiani.
Da qui una lezione importante, fatta propria anche dalla nostra bella Costituzione: in democrazia non si può accettare di dar spazio agli intolleranti. Detto e condiviso questo, bisogna prestare attenzione ad un espediente retorico oggi abusato. “Fascista” lo si è iniziato ad usare in modo destoricizzato, decontestualizzato e strumentale. “Fascista” non rimanda più a chi si richiami o difenda il fascismo storico ma è un epiteto riassuntivo di chi abbia fatto dell’uso della forza uno strumento privilegiato, di chi non sappia discutere serenamente e democraticamente, di chi sia razzista e portato a ritenere che la razza sia un motivo di superiorità umana e sociale. Detto questo però, fatti salvi piccoli gruppi di facinorosi ininfluenti nel panorama politico italiano, la gran parte delle persone di destra non è assolutamente fascista.
Non è statalista, non è razzista, non è favorevole a tacitare con la forza chi la pensa diversamente. Francamente, e mi duole dirlo, da antifascista figlio di antifascisti, trovo molto più arroganti, intolleranti e se vogliamo “fascisti”, nel senso destoricizzato che dicevo prima, molti degli antifascisti di professione dei nostri tempi che non gli esponenti della destra attuale. In ogni democrazia che funzioni ci vogliono una sinistra e una destra che si alternino, con proposte diverse e talvolta antitetiche, ma se vogliamo essere e rimanere un sistema democratico, non possiamo delegittimare con i termini: “razzista”, “fascista”, “xenofobo”, chi la pensa diversamente dal buonismo smielato e interessato dell’altra parte.
Io in tutta onestà trovo molto più fascisti gli antifascisti di comodo e di facciata della sinistra politically correct che gli esponenti della destra, un po’ caciarona, un po’ grezza e talvolta popolana, ma certo molto più sensibile ai problemi veri della gente e dei poveri di quanto non mi appaia questa nuova sinistra delle banche, del mercato unico e del venite pure c’è posto per tutti, tanto ci pensano le cooperative…
Massimo Fochi, professore Storia e Filosofia