Il rapporto tra i giovani e le piazze è sempre stato particolare. Da una parte le manifestazioni dei giovani hanno avuto un ruolo importante nella caduta dei regimi: basta pensare alla caduta del muro di Berlino, quindi, la protesta dei giovani si è rivelata spesso onesta e coraggiosa.
In Italia, però, la situazione è ben diversa. Non siamo, infatti, governati da un regime ma da persone che, se sono al governo, lo sono perché sono state votate. In Italia si è sempre verificata una situazione particolare: siamo un paese democratico ma le piazze hanno sempre manifestato facendo passare i governanti di turno come dei dittatori. È quello che è accaduto negli anni Settanta del Novecento, quando le piazze manifestavano contro la dittatura capitalista della Democrazia cristiana e ora sta avvenendo la stessa cosa: le piazze echeggiano di voci inneggianti la violenza contro chi governa legittimamente.
È chiaro che simili operazioni sono architettate politicamente, i giovani sono spinti ad assumere determinati toni da chi vuole profittare del loro entusiasmo e della loro, mi si passi il termine, ingenuità. La colpa, perché di colpa si tratta, è da attribuire a chi scientemente aumenta i toni della contesa politica, a chi volutamente grida allo spettro della dittatura, a chi, in poche parole, fa passare l’ideologia per una idea.
Siamo sempre alle solite. Poi il comportamento tenuto da alcuni politici a livello di esternazioni e di espressioni usate gioca un ruolo determinante nel dare un messaggio altamente pericoloso ai giovani. Ho detto che i giovani non hanno colpa, è vero, però hanno una responsabilità, ossia quella della conoscenza, di approfondire la tesi che mi viene proposta e di manifestare in modo convinto ma rispettoso.
Il manichino incendiato di Valditara come di qualsiasi altro politico, a qualsiasi partito appartenga, non può essere accettato ma va condannato da parte di tutti. Francamente non ho sentito espressioni di solidarietà da parte di tutte le forze politiche o sindacali. Questo non va bene, è altamente pericoloso, perché rischia di innescare meccanismi violenti. O si è convintamente democratici e si accetta che a Palazzo Chigi siede Giorgia Meloni, perché i cittadini l’hanno votata, oppure occorre rendersi conto che l’accusa di dittatura rivolta all’altra parte politica in realtà è da attribuirsi a se stessi, perché incapaci di accettare il voto degli elettori.
La dialettica politica deve esserci, l’opposizione deve svolgere il proprio compito ma lo deve fare approfondendo i contenuti e non attaccando la persona. Ieri il ministro Antonio Tajani ha detto che occorre combattere le idee non le persone. Io mi permetto di dire: occorre combattere le ideologie, non le idee e, ovviamente, non le persone.
Suor Anna Monia Alfieri, 19 novembre 2024
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