Pillole Ricossiane

Il vero economista è un filosofo

Gli scritti di Sergio Ricossa, economista e liberale vero, per leggere il presente

ricossa kant

Economia significa tante cose e ognuno ha il suo personale concetto di che cosa sia l’economia. Ne consegue che alla voce economista si faccia corrispondere una variegata tipologia di soggetti tra di loro molto diversi. Per anni mi sono chiesto come fosse possibile che la maggior parte delle persone confondesse un economista con, ad esempio, un commercialista, oppure con uno speculatore in borsa o con un giornalista che scrive di economia senza averla studiata.

La realtà è che i grandi economisti sono molto più simili a Immanuel Kant o a Karl Popper piuttosto che al gestore di fondi di investimento o all’economista che fa carriera con pubblicazioni in cui si spacca il capello su argomenti inutili, ma supportati da poderosi impianti matematici.

Poi arriva l’ultima intervista di Antonio Martino che rimette le cose a posto e ci ricorda la formula che spiega tutto:” Andai a Chicago con l’idea, mai realizzata, di andare ad Harvard l’anno successivo [….] incontro un sardo, che insegnava letteratura italiana comparata, che mi parla di una sua studentessa che potrebbe darmi ripetizioni d’inglese. “Fantastico” penso. Passa una settimana, niente. Allora chiedo al sardo notizie. Lui imbarazzato mi risponde che, quando la ragazza ha saputo che studiavo economia, ha detto: “Forget it”, “Scordatelo”. E perché mai? Perché confondeva l’economia con il business. Gli studenti che vogliono diventare manager sono ultracompetitivi, mentre gli economisti sono filosofi, non fanno niente e sono innocui”. – Nicola Porro, Il padreterno è liberale (Piemme-2022).

Leggi le ultime puntate:

  1. La differenza tra socialismo e capitalismo? Questione di gusti

  2. Perché i mali dell’Africa non sono colpa del colonialismo

  3. Per un nuovo 25 aprile: Festa di Liberazione dagli statalisti

Friedrich August von Hayek è stato probabilmente il premio Nobel per l’economia meglio assegnato di sempre, ma la sua opera è grandiosa anche in ambito metodologico, nella filosofia della politica, nella storia delle idee, e anche da un punto di vista squisitamente letterario.

Nel suo formidabile libro I grandi classici dell’economia (Bompiani- 1998), Sergio Ricossa ci ricorda che: “Adam Smith era un filosofo che si occupava anche di economia. L’economista d’oggi è sovente un iperspecializzato, che manca della visione d’insieme e che in compenso sa tutto quanto è possibile sapere su un tema specifico, sia esso la moneta o il commercio internazionale, la congiuntura o il lavoro. Vi sono economisti dell’impresa, economisti agrari, econometrici, e così via. Sebbene sia dubbia la convenienza euristica di frammentare l’insieme per concentrare la ricerca su una parte (un modo di procedere ormai di tutte le scienze, comprese quelle applicate, come la medicina) il fenomeno è in atto e tende a soppiantare la vecchia classificazione degli economisti in “scuole””.   

Sono molto belli, ad esempio, l’econometria, il gioco in borsa, il grande business o la speculazione immobiliare (pur facenti parte della grande “famiglia” dell’economia): ma l’economista allarga il campo della sua ricerca molto più in là, e fatalmente le cose si complicano.

E del resto la complessità è di casa, perché gli “economisti sono filosofi”.  Alcuni.

Fabrizio Bonali, 26 maggio 2023