Come tutti i leader acclamati con pubblici plebisciti dalle masse che li sostengono, anche Giuseppe Conte dovrebbe avere un nome capace di identificarlo. Se Mao era il “quattro volte grande” e la dinastia nord coreana Kim sono “Leader supremi”, Conte potrebbe ambire a “Grande numero due”.
Nel suo discorso di accettazione del plebiscito che lo ha proiettato quasi in vetta ai 5s, il “Grande numero due” ha dichiarato la sua volontà di restituire la dignità alla politica, evidentemente un ripensamento dopo aver portato in Consiglio dei Ministri la Lezzi e Patuanelli, ma va bene, se restituisce qualcosa non ci possiamo lamentare; ma se nelle future liste troveremo terrapiattisti, savi di sion, no vax-tav-tap, no olimpiadi, no ponte sullo stretto ecc… allora chiederemo, se ne avrà ancora di residua, una nuova restituzione di dignità.
Ma basta parlare di questa triste parodia della politica alla quale sembra credere solo il Pd, con Letta lesto a congratularsi per il successo del “Grande numero due” nella sua corsa solitaria (ma del resto sono numerosi i giornalisti che temono Letta sia un cretino), adesso è il momento della Ripartenza, evidente piaggeria verso il nostro Direttore, perché con il Pil in aumento, le esportazioni che tirano, le semestrali delle aziende quotate con risultati inaspettati, 40 medaglie alle Olimpiadi e gufi in disarmo, tutto sembra pronto.
Ma siamo in Italia e dobbiamo temere, nell’ordine: il semestre bianco; le elezioni amministrative; i referendum sulla giustizia; la riforma del reddito di cittadinanza; la riforma del fisco; la gestione dei fondi del Pnrr e via di seguito. L’elenco sarebbe molto più lungo e altrettanto inutile poiché quello che dobbiamo realmente temere non sono i singoli provvedimenti, fisiologia della gestione politica di un grande Paese, ma il metodo con il quale vengono affrontati e gestiti. Perché temiamo il semestre bianco, le elezioni amministrative o i referendum? perché vengono percepiti come un problema e non come la soluzione? Semplicemente perché abbiamo paura tanto di decidere, quanto che qualcun altro decida per noi.
Dopo la pessima esperienza Napolitano, vorremmo un nuovo bis presidenziale per la paura di scegliere un nuovo Presidente, con la scusa del Covid a tanti piacerebbe rinviare per sempre le elezioni amministrative pur di non decidere liste e alleanze, rifiutiamo i referendum perché ci dicono che sarebbero destabilizzanti, quando in realtà basterebbe che intervenisse il Parlamento decidendo nel merito per evitarli. Questa paura ha portato a rinunciare alle Olimpiadi a Roma o alla storia infinita del ponte sullo Stretto. La scarsa propensione a decidere e la ferma volontà di evitare che a decidere sia qualcun’altro, bloccano L’Italia. Per fare un esempio recente, quando la sottosegretario Floridia afferma “no sanzioni, diamo altri ruoli ai professori senza green pass” cioè paghiamo dei professori per stare lontani dagli studenti!!! Applica il medesimo sistema, piuttosto che decidere, come competerebbe ad un sottosegretario all’Istruzione che abbia a cuore la formazione degli studenti, propone una soluzione che non serve a nessuno, viene pagata da tutti e crea un nuovo problema: chi farà lezione ai ragazzi in sostituzione dei docenti intenti a riorganizzare biblioteche e laboratori?
La cosa interessante è che sono certo che la sottosegretario Floridia sia sicura di aver esercitato correttamente il suo ruolo svolgendo con coscienza la sua funzione, consapevole che le sue parole resteranno tali e non avranno alcun impatto sulle decisioni del Governo, si limita a “fare politica” cercando di compiacere la frangia no vax di una vasta corporazione del comparto pubblico nella speranza di futuri dividendi politici. Decidere è difficile, negli anni ‘80 si parlava di “decisionismo”, poi si è parlato di “governi del fare”, poi si voleva partire dalla base o dalle periferie, senza dimenticare la democrazia digitale e gli uno vale uno. Di queste e altre formule è piena la politica italiana ma la sostanza è sempre la stessa il nostro sistema istituzionale è bloccato e chiunque abbia provato a cambiare le cose è stato emarginato.
Personalmente sono entusiasta del presidente Draghi che, forte della sua debolezza parlamentare, appare come un decisionista quando in realtà è un artista della mediazione, ne apprezzo il profilo riservato ed istituzionale, il pragmatismo nell’affrontare i problemi, la credibilità restituita al nostro Paese, ma non posso negare che sia una sospensione della democrazia, una necessaria distorsione delle regole che deve terminare il prima possibile, andando al voto dopo aver eletto, o rieletto, un Presidente che speriamo rispetterà il mandato ricevuto dagli italiani senza mediazioni o interpretazioni, semplicemente chiedendo di salire al Colle al leader della coalizione vincente, qualunque essa sia.
Antonio De Filippi, 11 agosto 2021