di Paolo Becchi e Giovanni Zibordi
Normalmente se un’azienda deve pagare e le venisse permesso di farlo in una valuta debole, che si svaluta nel tempo, sarebbe solo contenta. Perché allora Draghi (e con lui gli altri leader europei) rifiutano per ora di fare pagamenti in rublo, una moneta debole, invece che in euro?
Gas pagato in rubli, cosa cambia
Ad esempio, quasi nessuno vuole farsi pagare in peso, rand, rupia, real, lira turca e con le dozzine di valute dei paesi emergenti o sudamericani e dell’est Europa. Tra queste anche il rublo. Se è invece uno di questi Paesi a dover pagare, un’azienda vuole ricevere dollari, euro, sterline o franchi o anche yen, valute stabili e che non si deprezzano. Per la verità anche se il Giappone è una economia molto forte la sua valuta ha avuto oscillazioni notevoli (anche di recente) e così la Corea, per cui persino yen e won coreano non sono valute accettate volentieri. Lo yuan cinese è una valuta stabile, ma perché sottoposta a controlli di capitale e questo scoraggia quasi tutti i non cinesi a detenerne, se non per essere spesa immediatamente. Alla fine, se si guarda, quasi tutte le transazioni “transfrontaliere” come si dice, tra paesi diversi, avvengono in dollari o euro e in misura minore sterline e franchi.
Perché allora Draghi non vuole che si paghi in rubli? Se il contratto del gas fosse prezzato in dollari e solo il pagamento in rubli, allora per Eni, Edison e altre società che hanno il contratto con Gazprom non ci sarebbe differenza, salvo dove fare un cambio di valuta che può avere un piccolo costo, ma che può essere negoziato in modo tale che non incida rispetto al pagamento in euro. La Russia ha dato oggi come termine per iniziare a pagare il gas in rubli e ha specificato che presso la Banca di Gazprom si può aprire un conto in rubli e trasferire euro e poi il cambio in rubli viene effettuato dalla Banca russa. Ci sono anche molti commentatori che dicono che si tratta solo di una operazione di facciata, che anche prima i russi ricevendo euro potevano se volevano cambiarli subito in rubli per cui non cambia niente. Ma se fosse così perché stiamo rischiando di rimanere senza gas?
Spieghiamo con un esempio pratico, che però coinvolge anche la Cina:
1. Cina vende cellulari Huawei alla Russia e riceve rubli.
2. Italia o Germania compra rubli da Cina con euro.
3. Poi Italia o Germania usa rubli per comprare gas da Russia.
4. Cina usa euro per comprare Bmw o moda italiana.
5. Russia usa rubli per comprare da Cina altra elettronica, ecc.
Nessuno usa più dollari
Finora, quando la Russia comprava dalla Cina qualcosa, doveva pagare in dollari e viceversa la Cina pagava in dollari il gas o petrolio altre materie prime. La Cina in particolare non voleva rubli perché era una valuta debole. Ad esempio, a causa delle sanzioni dal 2014 si è svalutata da circa 45-50 rubli per 1 dollaro a circa 85 rubli per 1 dollaro. Lo yuan cinese invece ha oscillato poco.
Se la Cina riceve rubli non è sicura di quando e come e per quanto rivenderli se si tratta di grosse quantità, perché è una valuta minore, che finora si svaluta spesso e per cui c’è poco mercato al di fuori della Russia. Ma se ora la Cina sa che paesi come la Germania, la Francia e l’Italia devono andare sul mercato dei cambi, tramite banche russe, per comprare rubli ogni giorno per avere il gas, allora la cosa cambia. La Cina sa che ogni giorno arriveranno tedeschi, francesi o italiani a comprare rubli e quindi può rivendere i rubli che ha ottenuto vendendo cellulari Hauwei in Russia direttamente a loro. Non è detto che la Cina lo faccia ovviamente, per ora è solo la Russia che insiste per ricevere rubli invece di euro o dollari. Però è probabile che il rublo diventi una valuta più stabile grazie al flusso giornaliero di acquisti di rubli da parte di europei.
Come abbiamo mostrato sopra nello schemino, in teoria d’ora in poi Cina e Russia possono scambiare direttamente in yuan e rubli tra loro, evitando di usare euro e dollari come fanno adesso (soprattutto dollari). Se ci si fidasse reciprocamente potremmo farlo anche adesso, ma il fatto di introdurre un meccanismo automatico per cui il gas (e poi altre materie prime russe) vengono ogni giorno pagate in rubli, assicura un mercato dei cambi per il rublo più ampio e un cambio più stabile. Non sarà più a discrezione dei russi ricevere dollari ed euro e poi cambiarli in rubli. Adesso saranno i tedeschi e gli italiani che garantiscono di comprare rubli ogni giorno.
Petrolio, minerali e cereali…
Bene, se si è seguito fino qui il nostro ragionamento si capisce perché ci sia tanta resistenza da parte dei leader occidentali, perché sembra che stiamo rischiando di restare senza gas per un semplice cambio di valuta. Sotto l’apparenza di un semplice cambio di valuta per un pagamento il cui controvalore non cambia, in realtà la Russia sta cercando, assieme alla Cina, di far usare le loro valute invece del dollaro ed euro. Questo è solo un inizio, poi lo stesso schema sarà applicato al petrolio, ai minerali e ai cereali. E altri paesi che producono materie prime possono essere interessati.
Il dominio di una valuta nel mondo è una questione in realtà molto grossa. Se tutti sono obbligati ad usare di fatto dollari o euro o sterline e poi c’è un conflitto anche indiretto questi soldi, come si è visto, possono essere sequestrati in un attimo. I dollari o euro o sterline non sono soldi contanti o oro, sono in realtà entrate contabili nei conti delle banche occidentali. Legalmente non sono soldi “depositati”, non sono soldi in cassetta di sicurezza di cui tu hai la chiave. In realtà sono prestiti alle banche, che devono restituirteli. Se però le banche ricevono ordini dai rispettivi governi, questi soldi possono essere congelati o sequestrati o sparire e non li vedi più.
La Russia e la Cina, e forse altri paesi (non solo Venezuela, Afghanistan e Iran a cui li hanno già sequestrato i soldi) stanno, insomma, ora pensando di come liberarsi dal sistema monetario occidentale. È solo un inizio, ma in realtà la questione che ci sta sotto, il dominio del dollaro e del sistema finanziario occidentale nel mondo, è una faccenda molto molto importante.