Politiche green

Il vero nemico dell’ambiente è il comunismo

In un fascicolo del The Ecologist del 1990 un dissidente russo spiega i danni ambientali prodotti dall’Unione Sovietica

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Esiste un malsano pregiudizio per il quale si considera il capitalismo, il mercato, causa principale del riscaldamento climatico. Un non detto che si sta insinuando soprattutto tra i catastrofisti climatici. Il mercato uccide, ma non come diceva Marx, come dicono i nuovi religiosi del climatismo. Lo Stato deve dunque riprendersi i mezzi di produzione per evitare la fine del mondo. Non pensiate che stiamo esagerando: la decrescita felice e la giustizia ambientale non sono altro che armi diverse per ottenere lo stesso obiettivo, e cioè spazzare via il mercato e le sue organizzazioni che non sanno «autoregolarsi».

Consiglio a tutti loro di leggere, se lo riescono a trovare in una emeroteca, un fascicolo del The Ecologist e precisamente quello del gennaio-febbraio 1990 che si apre con una lettera critica a Margaret Thatcher e a pagina 24 contiene un favoloso saggio di Zhores A. Medvedev. Si tratta di un famoso biologo sovietico, dissidente, internato per questo in un ospedale psichiatrico. Nel suo saggio ci scrive dei successi, si fa per dire, del modello centralizzato e non di mercato sovietico: «A causa della contaminazione radioattiva, l’Unione Sovietica ha perso un’estensione di pascoli e terreni agricoli superiore alla superficie totale dei terreni coltivati in Svizzera. Con le dighe idroelettriche ha inondato una quantità di terreno maggiore la superficie totale dei Paesi Bassi. Tra il 1960 e il 1989 ha perso più terra, a causa della salinizzazione, dei cambiamenti della falda freatica e delle tempeste di polvere e sale, delle aree totali di terra coltivata in Irlanda e in Belgio messe insieme.

Malgrado le gravi carenze alimentari, l’area totale di terra coltivata è diminuita di un milione di ettari all’anno dal 1975. L’Unione Sovietica sta perdendo le sue foreste alla stessa velocità con cui le foreste pluviali stanno scomparendo in Brasile. In Uzbekistan e Moldavia, l’avvelenamento chimico con pesticidi ha determinato così tanti casi di ritardo mentale che i programmi educativi delle scuole secondarie nelle università hanno dovuto essere modificati e semplificati». Ecco un piccolo affresco di cosa avviene per colpa dell’uomo, certo, ma di quello che bonariamente definiamo, burocrate. E non per colpa dell’uomo che malignamente, definiamo industriale, imprenditore, borghese.

Nicola Porro, Il Giornale 25 giugno 2023