Politica

Il vero populismo (capovolto) è quello della sinistra

Viene ripercorso il canovaccio della demonizzazione dell’avversario per esorcizzare la sconfitta nelle urne

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Gli organi di informazione con i loro analisti politici di pedigree progressista esibiscono il trauma dell’epilogo anticipato della legislatura più per la prospettiva, che si staglia all’orizzonte, di una nuova maggioranza di centrodestra che per la caduta del governo Draghi in sé. Si accusa il centrodestra di “draghicidio”, nonostante sia chiara l’imputazione politica per la caduta del governo con le impronte digitali di Giuseppe Conte sul voto contrario al decreto Aiuti a decretare le prove sostanziali sulle cause che hanno innescato la crisi e determinato lo scioglimento delle Camere.

Grillini incapaci

Il Movimento 5 stelle si è dimostrato incapace di sostenere una linea di governo compatibile con l’esigenza di ammodernare il Paese, che è appesantito da zavorre anacronistiche ereditate dal passato di cui è urgente liberarsi. Il dissenso sul termovalorizzatore di Roma è emblematico della dissociazione dalla realtà che rende i Cinquestelle decontestualizzati dal tempo corrente. La crisi energetica e le disfunzioni nella gestione del ciclo dei rifiuti non possono prescindere da interventi di sinergia fra le risposte alle due emergenze. Dalla reciproca implicazione dei due settori è possibile realizzare moderni ed eco-sostenibili impianti di combustione della spazzatura per generare energia, iniziando a realizzare un tassello significativo, seppure non esaustivo, nel piano di contenimento delle criticità connesse sia al cronico deficit impiantistico nella lavorazione dei rifiuti sia alla carenza di autonomia energetica.

Populismo di sinistra

Non capire l’importanza strategica di tali azioni equivale a porsi in contraddizione con la realtà. Con le elezioni indette per il 25 settembre e le previsioni di voto, che prefigurano una vittoria del centrodestra, la sinistra ripercorre il solito canovaccio, ammonendo sull’incombente pericolo fascista nel tentativo di materializzare nella percezione collettiva una paura che appartiene alla sfera dello spiritismo politico. La sinistra applica una sorta di populismo capovolto nel metodo, non potendo dopare di aspettative positive l’elettorato per ricavare consenso, perché è già testato nelle promesse fallite, si limita ad evocare i fantasmi del passato nel tentativo di rendere impresentabile l’avversario. Lo stesso avversario di cui non disdegnava i voti in Parlamento per autorizzare gli scostamenti di bilancio per finanziare le scelte del governo Draghi.

Il populismo demonizzante si affida al pregiudizio infondato, senza un corrispettivo di verità, che affibbia nostalgie dispotiche al leader di FdI Giorgia Meloni. L’equazione destra uguale fascismo è il sintomo dell’espressione populistica di chi invoca la paura per orientare le scelte dei cittadini, dissimulando la propria egoistica paura di perdere il potere nella indotta paura collettiva di essere prevaricati da un immaginario regime fascista.

La campagna d’odio dei giornali

Nella fabbricazione della prevenzione retroattiva, che attribuisce a fenomeni politici contemporanei le storture di un tempo ideologico anteriore alla loro nascita, si esprime la disperazione argomentativa della sinistra con la complicità di alcune testate giornalistiche nazionali (la Repubblica e La Stampa in primis) e l’ingerenza della stampa estera (dal New York Times all’Observer). Da giorni le prime pagine di area progressista titolano sul pericolo della destra al governo e i quotidiani stranieri partecipano alla mostrificazione della Meloni, nonostante le scelte a vocazione atlantista e prive di ambiguità compiute sia in nome di FdI che come presidente del Partito dei conservatori e riformisti europei (Ecr).

La storia insegna che le campagne d’odio non portano bene ai loro promotori che, per cavalcare la pretestuosa onda nera, finiscono travolti dai flutti polemici da essi stessi provocati. Berlusconi docet.
L’Italia ha bisogno di un governo sostenuto da forze politiche omogenee, con la stessa visione valoriale, per imprimere un cambiamento reale nell’assetto istituzionale e per fronteggiare le criticità socio-economiche esacerbate dalla guerra russo-ucraina, oltre che dalla pandemia. Il centrodestra si concentri sulle liste da compilare, ispirando le scelte dei candidati a criteri di competenza, serietà e radicamento, ed offra al Paese una proposta credibile e in grado di mobilitare la partecipazione popolare, che nelle recenti consultazioni elettorali ha manifestato un preoccupante disincanto con la diserzione delle urne.

Andrea Amata, 26 luglio 2022