L’avvento della politica post-ideologica contemporanea ha di fatto affiancato alla tradizionale dicotomia destra-sinistra (termini che taluni danno per superati ma che continuano ad avere un loro significato seppur differente da quello novecentesco), nuove categorie politiche. Una delle più utilizzate è il populismo, parola che ha assunto un’accezione negativa e dispregiativa. Definire in modo chiaro il populismo è impresa ardua, numerosi sono gli studi, le pubblicazioni, gli approfondimenti usciti nel corso degli anni da cui emergono differenti visioni del populismo.
Alcune posizioni come la mancanza di un’ideologia, la liquidità del pensiero con posizioni non solo tra loro diverse ma talvolta anche in contraddizione, la vacuità delle proposte, un egualitarismo di fondo, definiscono il carattere populista. Caratteristiche che possiamo individuare nel Movimento Cinque Stelle che ha fatto dell’uno vale uno il proprio slogan ma che oggi sono interpretate al meglio dalle sardine. Cosa c’è di più populista di un movimento nato in piazza senza idee e proposte ma solo per protestare contro un avversario (per molti di loro un nemico) cercando di impedire che vada al potere? Le sardine ripetono pedissequamente di non avere un leader (che è poi diventato Mattia Santori in un contesto politico come quello contemporaneo in cui il leaderismo è un elemento mediaticamente imprescindibile) e di non avere un’etichetta partitica.
Allo stesso modo non hanno un programma o proposte per migliorare il paese ma nascono con una prospettiva anti, contro, di qui lo slogan “Bologna non si lega”, poi mutuato nel resto d’Italia. Le sardine nelle loro piazze non solo non vogliono simboli di partito ma nemmeno bandiere di altro genere. Il corto circuito del post-ideologico e della protesta liquida si è esplicitato con le dichiarazioni di Stephen Ogongo, organizzatore della piazza di Roma, che ha dato vita a un vero e proprio psicodramma in seno al mondo delle sardine affermando: “è ammesso chiunque, pure uno di CasaPound va benissimo. Basta che in piazza scenda come una Sardina”.
Non si è fatta attendere la replica di CasaPound che ha accettato l’invito. Immediate le reazioni, gli appelli al carattere democratico e antifascista della piazza ma, nel momento in cui ci si dichiara oltre gli schemi politici, bisogna essere pronti ad accogliere da Potere al Popolo a CasaPound. Se poi la base valoriale delle sardine è il manifesto in cui si confondono populisti e sovranisti, due categorie politiche con differenze abissali, non si fa altro che confermare la vacuità della protesta e la mancanza di qualsivoglia base culturale, una caratteristica tipica, guarda caso, proprio del populismo.
Francesco Giubilei, 12 dicembre 2019