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L’America, ricerca della felicità (Margherita Sarfatti)

“L’America, ricerca della felicità”: il libro di Margherita Sarfatti, protagonista nella politica culturale del nostro Paese

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Intellettuale coltissima e intraprendente, Margherita Sarfatti ha ricoperto un ruolo da protagonista nella politica culturale del nostro Paese almeno fino alla fine degli anni Trenta del Novecento, quando avvenne la rottura del sodalizio con Benito Mussolini. Nata a Venezia nella facoltosa famiglia ebrea dei Grassini, nel 1898 sposa Cesare Sarfatti. È nella redazione dell’Avanti! che conosce Mussolini. Negli anni Venti, nel suo salotto milanese e poi in quello romano, si riuniscono i principali artisti e intellettuali del tempo da Boccioni a Severini, da Balla a Marinetti.

L’America, ricerca della felicità è il magnifico racconto del viaggio compiuto in America nel 1934, pubblicato da Mondadori nel 1937 e mai più ristampato. Un momento che segna la rottura ormai definitiva con il fascismo e con Mussolini, con cui aveva avuto una lunghissima relazione sia lavorativa che sentimentale. Scrive Buttafuoco nella prefazione al libro accennando al profondissimo rapporto tra Mussolini e Sarfatti: «Quando capita che lui è in ospedale – ferito in guerra – la signora Mussolini, al capezzale, all’arrivo di Sarfatti si alza e rovina in un ruggito: ‘Vado io a ricevere questa tua moglie’. In DUX – il best seller di Sarfatti, pubblicato negli Usa, e che fa del Capo del Fascismo una celebrità mondiale – non è solo l’autrice ma la protagonista. Le pagine del libro – un successo ovunque, tradotto perfino in giapponese e in turco – sono più l’autobiografia di lei che l’agiografia di lui. E la storia d’amore che ne traspare, con gli occhi di oggi, diventa presagio di tragedia e solitudine. Il destino proprio ‘degli esseri che si concludono in un fallimento’. È veneziana ed è ebrea. È la più internazionale tra gli italiani e ama un uomo che così dice di se stesso: ‘Sono in cerca del buon senso. E voglio ucciderlo’. Lui diventa Mussolini grazie a lei. E sarà lei, ebrea, a vivere per intero la tragedia della guerra. Perseguitata pure lei quando – separati dal loro stesso destino, ‘tutto passa’ – a lui dirà ancora: ‘Grazie, amore, di quella tristezza’».

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L’America, ricerca della felicità – Liberilibri

In questo appassionante reportage americano, con uno stile vibrante che riporta il lettore in piena epoca futurista, Margherita Sarfatti racconta un viaggio durato alcuni mesi, fatto di scoperte affascinanti, incontri con uomini potenti e personaggi di spicco, discorsi pubblici, conferenze sull’arte, e persino un colloquio privato con il presidente Roosevelt alla Casa Bianca. Sarfatti dopo la sua traversata arriverà ovviamente a New York, che osserva ammirata e stupita, immagina plastica della potenza creativa dell’individuo, passando poi per Chicago, Washington, Miami e Los Angeles. La scrittrice ci restituisce un quadro a 360 gradi della società statunitense dell’epoca attraverso la descrizione di città, monumenti, ma anche di usanze e stili di vita, incluso un capitolo dedicato alla condizione delle donne in America viste da Sarfatti non come vittime ma come persone piene di risorse, ottimiste, cercatrici della felicità come gli uomini.

Ma già il momento dell’imbarco sul mitico transatlantico Rex e la partenza da Napoli ci restituisce tutta la forza dello spirito dell’epoca (impregnato dalla smania del progresso e della velocità) e un formidabile stile di scrittura di cui Sarfatti è maestra: «Forse questo è un istinto nuovo del nostro tempo, carico ad alto potenziale. La nostra linea di navigazione ideale è la freccia, che fende diritta lo spazio. Ogni tergiversazione ci annoia. L’aeroplano, l’automobile, la nave, una volta scoccati da
una sponda, noi non concepiamo più che si attardino romanticamente».

Vi è una straordinaria esaltazione dell’homo faber che con la potenza del suo ingegno riesce a creare a slanciarsi in avanti con velocità e capacità mai viste in precedenza sulla Terra. Allo stesso tempo però vi è nella Sarfatti un dubbio, un’incertezza rispetto alla capacità dell’uomo di essere in grado di gestire questo progresso, questa accelerazione: «La potenza esteriore dell’uomo oltrepassa l’uomo interiore con tanta veemenza, ch’egli ne appare sperduto». Ed è per comprendere meglio questa capacità dell’uomo di gestire i prodotti del suo stesso ingegno che visita l’America, la nuova frontiera dello sviluppo e del moderno: «Soprattutto, l’equazione ‘civiltà uguale macchina’ ancora ci lascia incerti; i due termini non si risolvono e identificano pienamente l’uno nell’altro, senza residui. Sapremo noi crescere di statura morale per adeguarci ai giganteschi giocattoli, nostre creature; per saperli dominare; per non cadere in loro schiavitù? È per assicurarmi sul fondamento di certe paure istintive e di certi meditati timori, che io mi imbarco sul Rex, sventolante a poppa il nastro azzurro di sovrano delle velocità marine; è per assicurarmi e, se possibile, per rassicurarmi, su questi stupendi e terribili interrogativi, che mi reco ‘a scoprire l’America’».

Michele Silenzi, 29 ottobre 2023