Se il Primo ministro israeliano Naftali Bennett riuscirà a mediare un cessate il fuoco fra Russia e Ucraina, anche vista la situazione e il momento storico, i suoi intenti potrebbero risultare profetici, se invece alla fine scopriremo che Putin lo ha usato per fuorviare l’opinione pubblica occidentale, esattamente come ha fatto con il presidente francese Macron, il prezzo da pagare sul tavolo della storia, oltre alla figura ridicola davanti al mondo intero, sarà un pesante danno alle relazioni con gli Stati Uniti.
I punti della questione sono quattro, e in un’attenta analisi della situazione non è possibile girarci intorno.
1. Innanzitutto bloccare la guerra in Ucraina è essenziale se si vuole ristabilire la stabilità mondiale a cui eravamo abituati.
2. In particolare, e questo è il secondo punto, che questa guerra non è scoppiata per motivi ideologici, per malintesi o falsi problemi di sicurezza della Federazione Russa, ma dal desiderio storico di Mosca di riportare Kiev sotto il suo controllo.
3. Il terzo punto è direttamente legato alle attuali trattative perché, indubbiamente, l’unico che oggi può fermare questa guerra, che per molti aspetti può sembrare fratricida, è Vladimir Putin.
4. Anche perché, ultimo particolare importante, la guerra non procede come previsto dagli strateghi russi. Questa è la cornice all’interno della quale si muovono tutti i tentativi di arginare la pericolosa escalation in Europa, compresa la mediazione del primo ministro israeliano Naftali Bennett.
Iniziativa che in un primo momento non è stata quasi presa in considerazione, ma che poi, con il trascorrere delle ore e del dramma che si è consumato sotto gli occhi dell’opinione pubblica mondiale, è diventata argomento ricorrente di conversazione con i leader di tutto il mondo fino al momento in cui, rotti gli indugi, il premier israeliano è salito sull’aereo e, primo fra i leader occidentali da quando sono cominciate le ostilità, si è seduto faccia a faccia con il capo del Cremlino per poi vedere, a stretto giro, anche il cancelliere tedesco.
L’intento è fermare i combattimenti e le uccisioni di massa di civili e dal poco che è stato fatto filtrare, il leader russo si è detto pronto a parlare, senza precondizioni. Ma se da una parte Putin ha dato disponibilità, dall’altra ha continuato a minacciare. Solo ieri, infatti, ha annunciato che una “no-fly zone” sull’Ucraina verrebbe considerata una dichiarazione di guerra contro la Russia. Fonti politiche israeliane hanno affermato che oltre che con la parte ucraina, l’iniziativa di mediazione è coordinata con gli americani e con la loro benedizione.
Per quello che riguarda il coordinamento non c’è dubbio che Bennett abbia aggiornato i funzionari della Casa Bianca sul suo previsto viaggio e non abbia sentito obiezioni, per quello che riguarda la “loro benedizione”, qualche dubbio sorge spontaneo ed è meglio aspettare una risposta ufficiale del Dipartimento di Stato e della stessa Casa Bianca. Anche perché ieri sera alcuni funzionari dell’amministrazione Biden hanno espresso dubbi sui tentativi di mediazione, sui tentativi sia chiaro, non sulla buona volontà.
Ciò nonostante, e aggrappandosi alle stime dell’intelligence statunitense, che almeno in questa fase ha dimostrato di avere buone fonti, la Russia, secondo il suo piano originale, non si sarebbe fermata prima di rendere schiava l’Ucraina. Tutto questo condito dalla certezza che Putin stia usando i leader occidentali per seminare dubbi in Occidente sulle sue vere intenzioni. Valutazione che prende forza dall’inganno al presidente francese Emmanuel Macron al quale ha detto, solo due giorni prima di iniziare l’invasione, che la forza dell’Eliseo ha il potere di prevenire la guerra.
D’altra parte però la mediazione di Bennett, che permette a Mosca un contatto indiretto con l’Ucraina senza passare per intermediari che si sono schierati con l’una o l’altra parte, può permettere a Putin di uscire dal pantano, perché se si accontenterà della garanzia che l’Ucraina non entrerà nella Nato e che rimarrà neutrale, potrà annunciare trionfalmente di aver raggiunto il suo scopo e far ritirare il suo esercito.
Michael Sfaradi, 6 marzo 2022