Non vorremmo però essere fraintesi: nulla contro Ilaria Capua, né ho ragione di pensare che i suoi studi passati non fossero di alto valore scientifico. Né che prima o poi possa ritornare, con profitto, in laboratorio. Solo la consapevolezza che va collocata nella categoria di scienziato, ma in quella di donna di successo e imprenditrice che vende con profitto la sua immagine. Senza nessun moralismo. E anzi anche con ammirazione. Che sarebbe ancora maggiore se in giro ci fosse meno ipocrisia, da una parte, e più capacità di distinguere da parte della massa “pecorona” (scusatemi l’elitismo di maniera). Il compito dell’uomo di cultura è, appunto, distinguere, e ciò serve anche ad arginare gli effetti più nefasti del nostro tempo (che ovviamente, come ogni altro, ne ha anche tanti di positivi). Ogni cosa iuxta propria principia, ammoniva Bernardino Telesio. E noi vorremmo che un po’ tutti imparassero questa arte della distinzione, e cioè del retto giudicare.