Questo retaggio politico antropologico si sposa però con una tendenza più recente che il filosofo francese Robert Redeker nel suo ultimo libro, Les Sentinelles d’humanité. Philosophie de l’héroïsme et de la sainteté, chiama “paradigma vittimario”. L’Occidente in decadenza, che ha perso identità e soprattutto voglia di combattere, non esalta più gli eroi ma le vittime, meglio ancora se inconsapevoli. E alla vittima o ai suoi parenti devono essere accordati privilegi, a cominciare da quello della immunità alla critica. Quale essere mostruoso oserebbe polemizzare con chi ha avuto padre, marito o fratello ucciso?
Ebbene, noi che a questo paradigma non ubbidiamo, abbiamo poche remore a criticare, nel rispetto delle forme e nella civiltà dell’argomentazione, quando la vittima sbaglia nei suoi giudizi. Come è il caso, appunto, di Ilaria Cucchi.
Marco Gervasoni, 24 luglio 2020