Ricordate Patrick Zaki? L’attivista egiziano, detenuto dal governo egiziano, per cui il governo si è mobilitato solo perché ha passato qualche mese in Italia a studiare all’Università bolognese? Ecco: quando l’esecutivo a guida Meloni riuscì tramite attività diplomatiche a liberarlo dal carcere e a farlo tornare nel Belpaese, gli offrì anche un volo di Stato per il primo approdo in Italia ma Zaki, ingrato, spacciandola per una questione di “indipendenza”, salvo poi sfilare con la sinistra, rifiutò la stretta di mano in aeroporto con la premier. E Ilaria Salis – dovesse prima o poi riuscire a tornare in patria ai domiciliari – farà lo stesso.
Durante un evento ad Aosta in occasione della campagna elettorale per le europee, infatti, a Roberto Salis è stato chiesto cosa ne pensasse dell’accoglienza garantita a Chico Forti, rientrato in Italia dopo oltre 20 anni di reclusione e della cui innocenza è convinto anche il fratello della vittima. La risposta di papà Salis è stata velenosa e lascia trapelare tutta l’irritazione della famiglia verso l’esecutivo, benché l’approdo di Ilaria ai domiciliari sia dovuto in buona parte al “suggerimento” di Carlo Nordio di chiedere prima la detenzione a casa in Ungheria per poi avviare le pratiche per il suo trasferimento nel Belpaese: “Mi interessa molto poco l’argomento – ha risposto lui – perché Ilaria sicuramente non accetterà di essere presa e portata in Italia dalla Meloni. Piuttosto la vado a prendere io in moto”.
L’altro ieri intanto si è tenuta l’udienza del processo che vede Ilaria imputata per il pestaggio di alcuni presunti neonazisti. Una delle vittime in aula non l’ha riconosciuta in volto, cosa quasi impossibile, visto e considerato che i suoi aggressori erano tutti coperti, che gli avevano spruzzato del peperoncino in faccia e che lo stavano massacrando di botte. A sollevare le polemiche, però, è stato il fatto che il giudice in aula abbia svelato l’indirizzo dove è detenuta ai domiciliari la 39enne italiana, ospite di alcuni italiani, indirizzo che era stato tenuto segreto per motivi di sicurezza. “In casa con loro ci sono anche alcuni minori, che ora sono a rischio”, ha detto Roberto Salis che ha chiesto al governo di attivarsi per garantire la sicurezza della insegnante ora candidata con Alleanza Verdi e Sinistra.
Per ora, invece, il trasferimento in Italia non sembra all’ordine del giorno, percorso che richiede i tempi della burocrazia. E che potrebbero essere superati dagli eventi: l’8 e 9 giugno si vota e Ilaria Salis potrebbe approdare presto a Bruxelles, con tanto di immunità parlamentare. L’avvocato ungherese Gyorgy Magyar ha spiegato che “il verdetto della Corte d’appello è chiaro, Ilaria deve rimanere nell’appartamento assegnato e può lasciarlo solo con permesso del giudice, per esempio, per andare a votare”. Intanto il processo va avanti: la sentenza è prevista non prima della prossima primavera.
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