Il caso di Ilaria Salis ha catalizzato l’attenzione dell’opinione pubblica in Italia, trasformandosi in un fervente dibattito sui principi di giustizia e libertà. La narrazione mediatica assume ovviamente un ruolo cruciale, anche se spesso finisce col piegarsi a “considerazioni politiche, oltre che ideologiche, dirette a mettere in cattiva luce le relazioni italo-ungheresi”. Ne è convinto l’ambasciatore di Ungheria in Italia, Adam Kovacs, che in una lettera spedita al Giornale ha fornito la versione ungherese al caso.
Kovacs non vuole entrare nel merito del caso giudiziario che, sostiene, sarà “deciso dalla magistratura ungherese nella sua piena indipendenza costituzionale”. E non risponde nemmeno alle accuse di aver portato un imputato in catene al processo né alle lettere di Ilaria, che denuncia condizioni di prigionia non ottimali (smentite però dalle forze di polizia carcerarie ungheresi). L’ambasciatore nella lettera intende però porre un faro sui “fatti accaduti” e sulla “condotta di Ilaria Salis”.
“Secondo le prove raccolte dalle autorità investigative ungheresi – si legge nella missiva – il quadro di quanto è accaduto nei giorni del febbraio di un anno fa sembra chiaro: un network di attivisti appartenenti a organizzazioni estremiste provenienti da diversi Paesi europei si è mobilitato per viaggiare in Ungheria, con lo scopo premeditato di prendere di mira esponenti di estrema destra (selezionati in base al loro abbigliamento) e di causare loro lesioni fisiche e psicologiche talmente gravi da dissuaderli dalle loro convinzioni ideologiche. Dai video in possesso dell’Autorità Giudiziaria, apparsi anche sulla stampa, emergono condotte assolutamente illecite, con atti di aggressione ai danni di soggetti di presunta opposta matrice ideologica, con conseguenti gravi lesioni agli stessi e tutto secondo una attenta e studiata regia”.
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Ovviamente Ilaria Salis, fino a prova contraria, resta innocente. I giudici dovranno provare che fosse presente in quei video che ritraggono le aggressioni degli antagonisti ai danni dei neonazisti o presunti tali. Ma l’ambasciatore Kovacs denuncia “la palese tendenza a sminuire questi episodi gravissimi” da parte della stampa italiana che tende a “presentarli, in modo manipolativo, come una semplice «rissa tra manifestanti»”. Una tendenza che definisce “piuttosto preoccupante”. “Le azioni delle persone che hanno perpetrato quei reati, considerati dalla nostra legislazione gravissimi, sono unicamente tesi a scardinare i principi fondanti della nostra democrazia che esclude l’uso della violenza come strumento del confronto politico”.
Il ragionamento del diplomatico è semplice: solo lo Stato ha il potere dell’uso della forza legittima, sia esso contro ladri o contro neonazisti. “La violenza, l’esercizio arbitrario delle proprie ragioni con aggressione non può mai essere riconosciuta come un valore democratico e violenze del tipo visto nel caso in questione non possono mai essere spacciate per difesa dei comuni valori democratici europei – spiega – Il contrasto al «pericolo fascista» (pretesa già in sé discutibile nel contesto odierno di una Europa unita, pacifica e democratica) non può giustificare i comportamenti di cui è accusata e in Patria già condannata in altre occasioni, Ilaria Salis”.
L’ambasciatore riconosce il diritto, e forse anche il dovere, dello Stato italiano di mobilitarsi, “nel rispetto della sovranità altrui”, per “la salvaguardia dei diritti di una cittadina” italiana. Ma “allo stesso tempo, è preoccupante e inaccettabile la dose di ideologia che certa stampa e politica hanno messo in campo ancora prima dell’inizio del processo penale, pretendendo l’impunità di una persona accusata di crimini oggettivamente molto gravi”.
Insomma, in Ungheria tutti hanno il diritto di manifestare. A destra come a sinistra. Ma “la libertà di espressione e di protesta pacifica di tutti sono salvaguardati dal nostro ordinamento giuridico, senza bisogno di ricorrere a spranghe o martelli in tasca per l’«autodifesa»”. Chiaro riferimento all’attrezzo con cui Ilaria Salis è stata trovata al momento dell’arresto. “Chi viene con lo scopo di portare avanti scontri ideologici con la violenza fisica, deve sapere che nel nostro Paese quei tentati atti di sovvertimento delle regole democratiche che ci siamo dati verranno sempre contrastati con la massima fermezza e senza alcuna indulgenza”.
Franco Lodige, 13 febbraio 2024