In effetti stavolta ha ragione Ilaria Salis. Dal carcere ungherese dove è ristretta dopo il rigetto dell’istanza di detenzione ai domiciliari, la supplente antifascista ha scritto a Sergio Mattarella per ringraziarlo della velocità con cui ha dato riscontro all’appello di suo padre. È “molto contenta”, Ilaria, ma anche “impressionata dalla rapidità della risposta in prima persona” che arriva direttamente dal Quirinale.
Il presidente della Repubblica nei giorni scorsi ha telefonato a papà Roberto, esprimendo la vicinanza del Colle al destino della giovane attivista. Il genitore della 39enne aveva spedito una lettera al Quirinale per chiedere aiuto e Mattarella gli ha assicurato “il suo personale interessamento al caso”. “Lo ringrazio per la solerzia con cui mi ha risposto in meno di 24 ore – aveva detto Roberto – e soprattutto per la sensibilità e la vicinanza al dramma che sto vivendo con la mia famiglia”. E dopo i ringraziamenti del papà, oggi sono arrivati anche quelli della diretta interessata: “Mi ha molto impressionato che abbia telefonato lui in prima persona e che lo abbia fatto con questa rapidità. Lo ringrazio davvero tanto per il suo coinvolgimento”.
In effetti qualcosa di strano c’è. Non tanto nella rapidità delle risposta (se gli uffici del Colle funzionano celermente non possiamo che gioirne), quanto nel fatto che Mattarella si sia preso così tanto a cuore il destino dell’attivista di estrema sinistra. Ilaria Salis è in carcere da più di 13 mesi a Budapest con l’accusa di aver partecipato a due aggressioni nei confronti di militanti di estrema destra. Certo: l’immagine di lei che si presenta in aula con le catene alle mani, un “guinzaglio” e i ceppi ai piedi fanno impressione. Ma Ilaria non è l’unica italiana dietro le sbarre in giro per il mondo. Anzi. Come avevamo già fatto notare (leggi qui), gli italiani detenuti all’estero sono 2.663. Quante di queste famiglie hanno ricevuto chiamate da Mattarella?
Non è che il Quirinale debba telefonare ai criminali italiani detenuti all’estero. Ilaria Salis infatti è innocente fino a prova contraria, ma lo è anche il 35% dei connazionali dietro le sbarre nei Paesi stranieri in attesa di giudizio, con sentenze non definitive o in attesa di estradizione verso Stati tutt’altro che democratici in quanto a condizioni di vita in carcere. Senza parlare degli errori di casa nostra. Chissà se Re Sergio si è preso la briga di telefonare a Beniamino Zuncheddu, costretto a 33 anni di carcere per colpa di un clamoroso errore giudiziario. Tutto italiano.
Franco Lodige, 1 aprile 2024
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