Politica

Ilaria Salis oltre la decenza: vuole che ringraziamo chi ci okkupa casa

La neo eletta al Parlamento europeo rivendica (ancora) l’attivismo giovanile: “Chi entra in una casa disabitata prende senza togliere a nessuno, se non al degrado, al racket e ai palazzinari”

ilaria salis libera © imaginima tramite Canva.com

Sbagliare è umano, perseverare diabolico. Dovrebbe saperlo Ilaria Salis e invece l’insegnante di Monza neo eletta al Parlamento europeo, ex detenuta in Ungheria e ora eroina della sinistra tutta, dopo aver confessato l’occupazione abusiva di immobili, spalleggiata da Nicola Fratoianni, adesso ci si ributta a capofitto. Sostenendo addirittura l’assurdo teorema secondo cui “chi entra in una casa disabitata prende senza togliere a nessuno, se non al degrado, al racket e ai palazzinari”.

Ora, forse Ilaria Salis non lo sa. Ma entrare in una casa disabitata significa violare una proprietà privata, sia essa di un ente pubblico o di un cittadino qualunque, cioè significa appropriarti di un bene non tuo. Cioè rubare. E a parte che sarebbe tutta da dimostrare la tesi secondo cui le occupazioni riducono il degrado anziché alimentarlo, ci permettiamo di sottolineare che essere un “palazzinaro” non è un reato. Okkupare invece sì. Checché ne dica Fratoianni.

Per cercare di rispondere alle polemiche sulla sua adesione ai “movimenti per la casa”, e alle richieste di Aler che rivuole indietro 90mila euro di arretrati, Salis prova a spiegare numeri alla mano perché spaccare una serratura sarebbe un’opera caritatevole da applaudire con forza. “A Milano – scrive – le case popolari sfitte sono più di 12mila”, di cui 5mila in mano al Comune e oltre settemila ad Aler. In totale, considerata l’intera città metropolitana, parliamo di 15mila alloggi sfitti. “Dunque un quinto delle case popolari non è assegnato” eppure “non sono affatto poche le persone che hanno bisogno di una casa popolare. In Italia ci sono quasi un milione di persone che non riescono a pagare l’affitto”.

Sempre a Milano, aggiunge Salis, “dalla somma delle graduatorie di Aler e Erp risulta che a fine 2023 erano in lista d’attesa oltre 10mila famiglie. Di queste, sono in tante ad attendere a lungo e spesso invano l’assegnazione che potrebbe non arrivare mai pur soddisfacendo tutti i requisiti”. Insomma: se ogni anno vengono assegnate solo 2818 case invece di tutte quelle necessarie, non è mica colpa di chi se le prende con la forza. “Innanzitutto – prova a spiegare la neo deputata – si sappia che le case occupate (circa 3mila) rappresentano solo una piccola parte delle case sfitte”. E visto che “l’abbandono è letteralmente ovunque”, forse i fan dell’okkupo facile vorrebbero far di più. E prenderle tutte.

Il furore ideologico con cui Salis prova a giustificare un reato è stucchevole. Quasi fastidioso. Secondo Ilaria “non regge” l’accusa di chi sostiene che una casa occupata è una casa sottratta a qualcuno in graduatoria, visto che quelle prese dagli inquilini illegali si trovano “generalmente in condizioni fatiscenti” o sono “abbandonate da anni”. Dovremmo anche ringraziarli, visto che “essere occupante vuol dire abitare questo spazio precario e faticosamente trasformarlo in un luogo che si possa chiamare casa, cercando di sistemarlo coi pochi mezzi a disposizione che si anno”.  E “in questo contesto di strutturale emergenza abitativa i movimenti di lotta per la casa agiscono per aiutare il prossimo” e sono “un baluardo di resistenza contro la barbarie della nostra società”. Di più: per Salis è assurdo pure che una legge impedisca a chi ruba un appartamento di avere l’allaccio delle utenze, la residenza, medico di base, l’asilo nido sotto casa o il rinnovo del permesso di soggiorno. Aggiungiamo pure uno spritz omaggio?

Sia chiaro: denunciare le inefficienze del sistema dell’assegnazione degli alloggi, magari scendendo in piazza, è legittimo. Ma commettere un reato in nome di un valore più o meno lodevole resta inaccettabile. E il dramma non è che Ilaria Salis sia stata un’attivista del movimento per la casa. In gioventù è permesso un errore a tutti. Il problema è che lo rivendichi. E che una parlamentare europea consideri il “concetto di legalità” qualcosa di “strumentale”, un “buco nero” di parole vuote, che andrebbe sostituito dal concetto di “legittimità“. Sintesi: esiste una “giustificazione etica, morale e politica” in certe azioni. Anche in quelle illegali, che Salis rivendica e invita a realizzare in barba alle norme che la collettività si è data. Arriverà il giorno in cui qualcuno considererà moralmente legittimo andare “oltre la legge” e sequestrargli lo stipendio da eurodeputata tutti i sacrosanti mesi. Poi vediamo come la prende.

Franco Lodige, 24 giugno 2024

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