Politica

Ilaria Salis soffia sul fuoco: fomenta la rivolta di Corvetto

Clima rovente a Milano per la morte del 19enne Ramy. E l’attivista di estrema sinistra si schiera con chi ha incendiato Milano

Clima di altissima tensione a Milano, al Corvetto, per la morte di Ramy Elgaml, il 19enne sbalzato da uno scooter mentre era inseguito dai carabinieri. Gli amici del giovane di origine egiziane hanno messo a ferro e fuoco la zona meneghina, chiedendo verità e giustizia. Il carabiniere alla guida della volante coinvolta nella vicenda è stato iscritto nel registro degli indagati, ma la tensione è palpabile, con buona pace di chi nega qualsivoglia problema di sicurezza. Assalti a mezzi pubblici, incendi di cassonetti o di estintori per strada, petardi e fumogeni lanciati contro i poliziotti in assetto anti sommossa: questa è solo una piccola parte di quanto accaduto negli ultimi giorni. E c’è di più: parliamo di Ilaria Salis e del suo vizio di soffiare sul fuoco.

L’eurodeputata di Alleanza Verdi-Sinistra, colei che lotta per le occupazioni abusive delle case e che sogna di abolire il carcere – forse perché rischia di finirci – ha rilanciato su Instagram un post che inneggia alla rivolta per la morte di Ramy. Non si tratta di una boutade, ma dell’ennesimo segnale preoccupante dell’attivista di estrema sinistra palesemente disinteressata al rispetto delle regole. Il post in questione della pagina “Immigrital1” contiene diversi messaggi inquietanti. Oltre alla comprensibile vicinanza alla famiglia e agli amici di Ramy, viene evidenziato che “la rivolta è l’ultima e la prima arma di chi non ha nulla: né privilegi, né status, né mezzi economici o politici”. Ma questo è solo un assaggio, purtroppo.

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Denunciando razzismo, classismo e le narrazioni tossiche che colpevolizzerebbero le comunità di immigrati, il post sposato dalla Salis ha difeso a spada tratta violenti e non violenti che hanno manifestato al Corvetto, puntando il dito contro la polizia. Sì, perché secondo l’autore del post la celere è stata mandata “non per sicurezza ma per provocazione”. Gli agenti non sono pagati per garantire ordine e sicurezza, secondo il solone, ma per sfidare questo o quel migrante. “Un’incursione che calpesta il dolore”, la castroneria che precede un altro passaggio piuttosto che sembra scritto proprio dalla Salis: “Non cerchiamo toni vittimistici o giudizi morali  […] i nostri orizzonti sono ristretti dal razzismo e dal classismo […] Vogliamo redistribuire potere, ricchezze, costruire futuri”. Redistribuire ricchezze, sì, avete letto bene.

Il post condiviso dalla Salis ovviamente non racconta nel dettaglio quanto accaduto la notte della tragedia: non parla del Tmax che salta il posto di blocco, della pericolosa fuga in contromano senza casco e senza patente, del tentativo degli agenti di farli fermare prima del tragico impatto. Solo una filippica contro la politica e la società, contro “gli sguardi dall’alto verso il basso”. Solo la sottolineatura che “nessuno sale contento su un Tmax, un sabato sera, mentre gli altri sono a ballare, per una collanina”.

La rivendicazione di uno spazio che nessuno nega, ma il vittimismo fa più presa sulla gente. Come del resto racconta la storia della Salis, di chi è accusato di aver pestato due estremisti ma anziché affrontare il processo attacca l’Ungheria e il suo status antidemocratico. Parlare di antifascismo fa presa sui compagni, poco importa entrare nel dettaglio della vicenda processuale. Attenzione però a soffiare sul fuoco: l’appoggio di un politico, soprattutto di un’europarlamentare, a chi inneggia alla rivolta potrebbe convincere qualcuno ad alzare l’asticella. Il buonsenso vale più di un like.

Franco Lodige, 28 novembre 2024

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