Imane Khelif vince ancora: la pugile ‘stende’ l’ungherese

Vittoria ai punti per l’algerina al centro delle polemiche dopo il ritiro di Angela Carini

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Nell’ambito delle Olimpiadi, il pugilato femminile si trova al centro di un vivace dibattito che ha catturato l’attenzione non solo degli appassionati di sport ma anche delle istituzioni sportive a livello internazionale. Al centro della contesa troviamo Imane Khelif, atleta algerina, che oggi è salita sul ring contro Anna Luca Hamori, proveniente dall’Ungheria, le quali si si sono sfidate in un match olimpico che ha visto l’ungherese soccombere per 5 a 0. In semifinale Khelif affronterà la thailandese Suwannapheng il 6 agosto.

Le due a fine match si sono abbracciate e l’ungherese ha rilasciato dichiarazioni distensive: “Sono orgogliosa di me stessa, di aver combattuto e auguro le migliori fortune a Imane per la semifinale”. Commossa anche Imane: “È una questione di dignità e onore per ogni donna”, ha detto in lacrime. “Tutto il popolo arabo mi conosce da anni. Per anni ho fatto boxe nelle competizioni della federazione internazionale, loro sono stati ingiusti con me. Ma io ho Dio“.

La disputa tra le due pugili era tesa dalla vigilia a causa di una serie di dichiarazioni pubbliche effettuate da Hamori e dal suo team, che hanno sollevato dubbi sulla legittimità della partecipazione di Khelif nella categoria femminile. La polemica ha innescato un acceso dibattito sulla tematica dell’identità di genere nello sport, mettendo in luce la necessità di un equilibrio tra inclusione e competizione leale nelle manifestazioni olimpiche.

Negli ultimi giorni, Hamori, insieme al suo compagno Istvan, ha adoperato i social media, in particolare TikTok, come mezzo principale per esprimere il proprio dissenso nei confronti della partecipazione di Khelif. A tal proposito, Hamori ha pubblicato diversi post in cui metteva in discussione l’appartenenza di Khelif al genere femminile, interpretando la sua presenza come un potenziale ostacolo alla propria aspirazione olimpica. Tra i post più provocatori, vi è la diffusione di un manifesto che raffigura Hamori in contrapposizione a un avversario stilizzato in modo negativo, una sorta di mostro, evidenziando il contrasto con la decisione di ammettere Khelif alla competizione.

In risposta a queste accuse, il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) è intervenuto a difesa dell’idoneità di Khelif a partecipare ai Giochi, assicurando che l’atleta rispetta tutte le normative richieste per l’iscrizione. Le affermazioni del CIO sono state ulteriormente sottolineate da Mark Adams, portavoce dell’organizzazione, il quale ha confermato la piena idoneità di Khelif alla competizione nella categoria femminile.

La questione ha generato una vasta eco sia all’interno della comunità sportiva che sui social media, dove l’opinione pubblica si è divisa tra chi appoggia le rivendicazioni di Hamori, vedendole come una battaglia per la giustizia, e chi, al contrario, critica il comportamento dell’atleta ungherese e del suo team, accusandoli di mancare di rispetto verso Khelif e verso i principi dello sport.

Intanto Angela Carini che si è ritirata dopo 40 secondi contro Khelif, oggi ha rifiutato i 45mila euro che la federazione internazionale di pugilato le aveva offerto.

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