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Immunità naturale vs vaccini: cos’è meglio? - Seconda parte

Il calo dell’efficacia di Pfizer in Qatar

Nel seguente studio “Waning of BNT162b2 vaccine protection against SARS-CoV-2 infection in Qatar, i ricercatori hanno valutato la persistenza dell’efficacia del vaccino BNT162b2 (Pfizer-BioNTech) contro l’infezione e la malattia in Qatar, dove le varianti Beta e Delta hanno dominato l’incidenza e i test PCR vengono eseguiti su larga scala.

In Qatar, alla data del 2 settembre, il 74% ha completato il ciclo vaccinale e il 6% risulta parzialmente vaccinata; con un totale del 80% risulta il terzo paese più vaccinato al mondo dopo Emirati Arabi 87% e Portogallo 86%. Per tale motivo lo studio in oggetto risulta molto importante.

I risultati dello studio indicando che l’efficacia stimata di BNT162b2 contro qualsiasi infezione, asintomatica o sintomatica, è stata trascurabile per le prime due settimane dopo la prima dose, aumentata al 36,5% (95% CI: 33,1-39,8) nella terza settimana dopo la prima dose, e ha raggiunto il suo picco al 72,1% (IC 95%: 70,9-73,2) nelle prime cinque settimane dopo la seconda dose.

L’efficacia diminuisce gradualmente dalla quinta settimana fino ad avere un calo repentino fra le 15/20 settimane la seconda dose (entro 5 mesi quindi).

L’efficacia contro l’infezione sintomatica è stata superiore rispetto a quella contro l’infezione asintomatica, ma è comunque diminuita allo stesso modo; questa raggiunge il suo picco entro le 5 settimane dalla seconda dose e risulta persistente nei 6 mesi successivi. Dopo tale intervallo temporale non ci sono indicazioni utili.

Nel grafico di seguito riportato, si nota come l’infezione di “breakthrough” (riguardante soggetti già vaccinati) sale nelle settimane fino a raggiungere (al termine dello studio), il valore del 36.7% sul totale delle infezioni giornaliere. Di questo valore, il 76.9% riguarda il vaccino Pfizer BNT162b2.

L’immunità naturale 

Nello studioDiscrete Immune Response Signature to SARS-CoV-2 mRNA Vaccination Versus Infection “ gli autori, analizzando la differenza tra l’immunità vaccinale e l’immunità dall’infezione precedente, riferita alla stimolazione dell’immunità innata delle cellule T, che è più duratura dell’immunità adattativa attraverso i soli anticorpi,hanno concluso: “Nei pazienti Covid-19, le risposte immunitarie erano caratterizzate da una risposta all’interferone altamente aumentata che era in gran parte assente nei soggetti vaccinati. L’aumento della segnalazione dell’interferone probabilmente ha contribuito alla drammatica sovra-regolazione osservata dei geni citotossici nelle cellule T periferiche e nei linfociti innati nei pazienti, ma non nei soggetti immunizzati”.

Lo studio osserva inoltre: “L’analisi dei repertori dei recettori delle cellule B e T, ha rivelato che mentre la maggior parte delle cellule B e T clonali nei pazienti Covid-19 erano cellule effettrici, nei destinatari del vaccino le cellule espanse clonalmente erano principalmente cellule di memoria circolanti”.  Questo significa che le cellule innescano una risposta innata che è più rapida e più duratura, mentre la risposta della memoria richiede una modalità adattiva che è più lenta a rispondere. L’immunità naturale trasmette molto più immunità innata, mentre il vaccino stimola principalmente l’immunità adattativa.

Lo studio israeliano del “Maccabi Healthcare Services”

Nello studio Comparing SARS-CoV-2 natural immunity to vaccine-induced immunity: reinfections versus breakthrough infectionsricercatori del MHS, hanno considerato tre classi distinti di individui: 1) soggetti naïve “vergini” alla SARS-CoV-2 che hanno ricevuto due dosi del vaccino Pfizer BNT162b2, 2) individui precedentemente infetti che non sono stati vaccinati, e 3) individui precedentemente infetti e vaccinati con una singola dose.

A questi campioni di popolazioni, sono stati applicati tre modelli di regressione per il raffronto e per il calcolo del O.R.==odds ratio (rapporto di probabilità); i tre modelli differivano dal momento del verificarsi dei due eventi: infezione o la somministrazione della seconda dose.

I risultati sono stati riassunti in questa tabella (consideriamo solo il modello 1, per altri dettagli vedi link pdf):

Questo studio ha dimostrato che l’immunità naturale conferisce una protezione più duratura e più forte 13 volte superiore contro l’infezione, 27 volte contro la malattia sintomatica e 8 volte contro l’ospedalizzazione, rispetto all’immunità indotta dal vaccino a due dosi BNT162b2.

Si nota inoltre  che gli individui che erano stati precedentemente infettati da SARS-CoV-2 e che avevano ricevuto poi una singola dose del vaccino hanno ottenuto una protezione aggiuntiva contro la variante Delta.