Esteri

Impeachment di Biden: le chance che riesca e che effetto avrà sulle presidenziali

Abuso di potere, ostruzione della giustizia e corruzione le accuse dello Speaker Kevin McCarthy al presidente in carica

Lo Speaker della Camera, il repubblicano Kevin McCarthy, ha annunciato di aver chiesto alle commissioni della Camera dei Rappresentanti l’apertura formale di un’indagine di impeachment contro Joe Biden per presunte complicità e benefici finanziari derivanti dagli affari conclusi governi stranieri dal secondogenito del presidente, Hunter.

Di cosa è accusato Biden

Da quando hanno ottenuto la maggioranza alla Camera lo scorso gennaio, i repubblicani hanno cominciato a nutrire sospetti nei confronti di Biden e di suo figlio sostenendo che fossero impegnati in uno schema di vendite di influenza. Un documento dell’FBI risalente al 2019 accusava l’ex vice di Barack Obama di aver spinto l’Ucraina a licenziare il suo principale procuratore per fermare un’indagine su Burisma, la compagnia petrolifera e di gas naturale nel cui consiglio aderiva Hunter Biden. “Ci sono accuse di abuso di potere, ostruzione della giustizia e corruzione. E ciò richiede altre indagini da parte della Camera dei deputati”, ha spiegato McCarthy, parlando di una “cultura della corruttela”.

Non si è fatta attendere la reazione della Casa Bianca. La portavoce della presidenza, Karine Jean-Pierre, ha bollato l’annuncio di McCarthy come una forma di “estremismo politico”. Il rischio di impeachment coglie Joe Biden in un momento critico per la presidenza, con la probabile cessazione delle ordinarie attività amministrative a poche settimane dalla chiusura dell’anno fiscale. Se la Camera non darà via libera ai pacchetti di spesa necessari affinché il governo possa proseguire entro la scadenza del 30 settembre, non si esclude la prospettiva di uno shutdown, ossia un blocco del finanziamento delle attività governative non essenziali.

 Un assist a Sleepy Joe?

È verosimile che l’avvio dell’inchiesta formale non passi dal voto della Camera. In linea teorica  i deputati della House sono 435, di cui 222 repubblicani e 212 democratici. Eppure, sono sei i “bastian contrari” tra le fila del GOP scettici all’idea di portare Biden a giudizio. Il senatore repubblicano Mitch McConnell invita a non inflazionare il ricorso all’impeachment per non indebolire il Congresso. Qualora i repubblicani perplessi votassero la messa in stato di accusa, il voto finale passerebbe al Senato – dove servono i due terzi dei voti. Ma qui i democratici hanno la maggioranza: sarebbe tecnicamente impossibile l’incriminazione di Biden. E, se ragionassimo per paradosso, l’eventuale avvio dell’impeachment non lo fermerebbe dal fare campagna elettorale nel 2024.

Allo stato attuale delle cose, è altamente realistico che l’impeachment nei confronti di Biden sia respinto. Chances minime, dunque, ma non va esclusa la possibilità di un’influenza dell’opinione pubblica che porti alla mobilitazione dell’elettorato dem. Lo vediamo con la rimonta di Donald Trump nei sondaggi dopo le accuse in Georgia. L’impeachment sarebbe un defibrillatore per tenere in vita (politicamente) Sleepy Joe. E con il quale potrebbe ricolmare il gap che lo separa dal suo competitor: mal comune mezzo gaudio. È come se la mossa repubblicana fosse un implicito assist al capo della Casa Bianca.

Un clima incandescente

Da un lato, continua la politicizzazione indiscriminata della giustizia statunitense – sulla falsariga di quanto avviene da trent’anni in Italia; dall’altro, non si arresta l’ostilità dei dem, che denunciano la “deriva estremista” del GOP. Come si fa a tacciare un partito che rappresenta metà degli americani di radicalismo ideologico? In aggiunta, bisogna considerare che lo Speaker McCarty appartiene all’ala governista dei repubblicani, non è certo un fanatico che dà credito alle teorie cospirazioniste di QAnon.

La strategia dei democratici è chiara: creare una polarizzazione ancora più netta – e lacerante – tra anti-trumpiani (loro) e filo-trumpiani (gli avversari). Uno scontro dicotomico tra civiltà e barbarie, direbbero gli acerrimi nemici del Tycoon. Va da sé che molti repubblicani inseguano la controparte proponendo la medesima tattica (e, aggiungo io, compiendo lo stesso errore). Il clima politico a Washington è incandescente. Si sta compromettendo la stabilità della democrazia americana, gravata da una crisi sistematica delle sue istituzioni. Un trend che sembra inarrestabile.

Lorenzo Cianti, 13 settembre 2023