Viva la Francia multietnica, emblema dell’incontro tra culture e tradizioni diverse. È più o meno questo il ritornello della sinistra ogni volta che si parla di Parigi. Poi, lasciando gli slogan da parte, la vita vera fa emergere tutte le contraddizioni di un Paese sull’orlo del baratro. La presenza islamica è imponente e va a intaccare ogni aspetto della società, sport compreso. E quindi non sorprende che la decisione della Federcalcio transalpina di vietare il digiuno previsto dalla religione islamica abbia scatenato una bufera. Il no al Ramadan è stato sancito sia per gli atleti della nazionale maggiore della Francia sia per quelli delle selezioni giovanili. Un unico obiettivo: impedire il verificarsi di ripercussioni sulla salute o sulle prestazioni dei calciatori.
“Nessuna pratica religiosa potrà indurre a cambiamenti dell’organizzazione collettiva”, l’indirizzo del presidente della Federcalcio Philippe Diallo. Intransigenza massima, come testimoniato da quanto accaduto nelle scorse ore nella selezione dell’Under 19. Mahamadou Diawara, centrocampista del Lione, si è rifiutato di mangiare per rispettare il digiuno previsto dal Ramadan e non ha avuto altra scelta che lasciare il ritiro. Al suo posto, il commissario tecnico ha convocato Dehmaine Tabibou Assoumani del Nantes.
Un pugno duro che ha provocato parecchie discussioni negli ultimi giorni, come testimoniato da un procuratore. “Alcuni giocatori non sono felici di questa decisione”, la sua confessione ai microfoni di Espn: “Credono che la loro religione non sia rispettata”. Diawara al momento è l’unico a rifiutare le regole poste dalla Federcalcio ma il malumore è palpabile all’interno dei ritiri delle varie selezioni. I calciatori di fede islamica sono tanti e il rischio è quello di creare una spaccatura netta, se non irreversibile, per questioni religiose.
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Non si tratta del primo dibattito sul dossier Ramadan. Già nel 2023 alcuni calciatori convocati nella selezione Under 21 minacciarono di scioperare qualora gli fosse stato impedito di attenersi alle regole della religione islamica. La regola era valida solo per la nazionale maggiore ed è stata estesa dodici mesi fa a tutte le altre selezioni. A ripristinare la normalità ci ha pensato Kylian Mbappè, scelto come mediatore dalla Federcalcio per riportare i ribelli nei ranghi. La situazione al momento sembra sotto controllo, ma non possiamo escludere altri mal di pancia: la situazione è destinata a peggiorare di anno in anno, complice il numero crescente di calciatori di fede islamica.
Massimo Balsamo, 22 marzo 2024
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