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In arrivo il microchip sottopelle. Meluzzi: “Se lo mettano in quel posto!” - Seconda parte

Voi pensate che quando ci troveremo di fronte a questo tragico epilogo, saremo in tanti a difendere le ragioni della libertà? Nient’affatto. Ci diranno, come è stato fatto con Meluzzi, che allora dovremmo eliminare anche i social network dalle nostre vite, la domotica, gli smartphone… Ci diranno che se non abbiamo nulla da nascondere, allora non dovremmo aver problemi a farci innestare il microchip. Che i nostri dati sarebbero al sicuro, controllati solo da authority indipendenti e visionati solamente al bisogno. Arriveranno probabilmente a dire anche che chi non lo fa è pericoloso per la comunità sotto ogni punto di vista, sociale, sanitario e politico. E magari i “no chip” verranno ostracizzati come i ribelli delle distopie fantascientifiche che sono costretti a vivere ai margini della società.

Attenzione, perché qui non si tratta di essere favorevoli o meno alla tecnologia. Qui si tratta di difendere la nostra libertà da chi approfitta delle pandemie e della paura per potercene privare.

Ecco perché non possiamo non stare dalla parte dello psichiatra e, anzi, ci uniamo al suo grido di libertà. Siano pure loro a favorire e si facciano impiantare il chip dove più ritengono opportuno. Noi continueremo a provarci la febbre col caro vecchio termometro.

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