In arrivo il microchip sottopelle. Meluzzi: “Se lo mettano in quel posto!”

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Gli incubi peggiori si stanno cominciando drammaticamente a materializzare. Fino a qualche mese fa, quando si parlava di microchip sottocutanei contenenti i nostri dati e la nostra cartella clinica, si veniva derubricati come pericolosi complottisti. Oggi, invece, apprendiamo che questo inquietante scenario non solo è già realtà, ma che si verificherà anche qui in Italia molto prima di quanto si possa immaginare. 

Guardate questo servizio, andato in onda l’altro giorno a “Controcorrente”, trasmissione condotta da Veronica Gentili, che fa vedere quello che sta avvenendo in Svezia dove già 10mila persone si sono fatte innestare il microchip sottopelle. Una sola avvertenza: se vi dovessero venire i brividi nel guardare queste immagini, non vi preoccupate, sarebbe strano il contrario.

Terribile, non è vero? Sì perché, anche ammettendo che questa folle pratica possa portare qualche vantaggio in termini di salute, è assolutamente inevitabile che si traduca in una forma estrema di controllo su tutti gli ambiti del vivere e che finirebbe per rendere l’uomo totalmente succube del potere. Il punto viene colto perfettamente dal professor Meluzzi, ospite della trasmissione, che fa notare come nessuno sarebbe più al sicuro perché in questo modo i governi potrebbero controllare potenzialmente tutto, dalle più banali violazioni di legge, al pagamento delle tasse fino ai valori dei nostri esami del sangue. E quel che è peggio è che sarebbero i singoli individui, volontariamente, a rendere tutto ciò possibile. Ma sentiamo in questo secondo video le parole di Meluzzi, che tutte le persone di buon senso dovrebbero sottoscrivere a pieno.

Voi pensate che quando ci troveremo di fronte a questo tragico epilogo, saremo in tanti a difendere le ragioni della libertà? Nient’affatto. Ci diranno, come è stato fatto con Meluzzi, che allora dovremmo eliminare anche i social network dalle nostre vite, la domotica, gli smartphone… Ci diranno che se non abbiamo nulla da nascondere, allora non dovremmo aver problemi a farci innestare il microchip. Che i nostri dati sarebbero al sicuro, controllati solo da authority indipendenti e visionati solamente al bisogno. Arriveranno probabilmente a dire anche che chi non lo fa è pericoloso per la comunità sotto ogni punto di vista, sociale, sanitario e politico. E magari i “no chip” verranno ostracizzati come i ribelli delle distopie fantascientifiche che sono costretti a vivere ai margini della società.

Attenzione, perché qui non si tratta di essere favorevoli o meno alla tecnologia. Qui si tratta di difendere la nostra libertà da chi approfitta delle pandemie e della paura per potercene privare.

Ecco perché non possiamo non stare dalla parte dello psichiatra e, anzi, ci uniamo al suo grido di libertà. Siano pure loro a favorire e si facciano impiantare il chip dove più ritengono opportuno. Noi continueremo a provarci la febbre col caro vecchio termometro.

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